Revenant-Redivivo è sicuramente un film da vedere. Non che gli Oscar siano la Bibbia, ma un film che riceve 12 candidature desta naturalmente delle curiosità che occorre soddisfare. È bene guardarlo, per vedere almeno se i mostri sacri di Hollywood hanno i nostri stessi gusti o no.
La sottoscritta è stata al cinema ieri, in una freddissima serata, perfettamente in tema con le nevi quasi perenni che appaiono sullo schermo. Il regista messicano Alejandro Iñárritu racconta infatti la storia, più o meno fedele all’originale, di Hugh Glass, cacciatore di pelli che nel 1823 venne abbandonato dai suoi compagni nelle zone dove nasce il Missouri. Ghiaccio, pelli, barbe lunghe e sporche, passi pesanti, paesaggi e bestie selvagge imperano e la bellezza del film si risolve quasi tutta qui. Per il resto, infatti, l’ho trovato un po’ lento e forse solo un gran bell’esercizio di stile, un susseguirsi di avventure spaventose e sanguinose che però non dicono molto altro.
Questo per quanto riguarda il film. Ma non è del solo film che si può parlare quando il protagonista è nientepopodimeno che il grande Leonardo Di Caprio. Immenso, intenso e pazzo come non mai in questa pellicola. L’ho preferito altrove, ad esempio in The Wolf of wall Street o in Gangs of New York, tanto per citarne due, ma Leo è sempre Leo.
È sempre stato lui da quando nel 1998 tappezzai la camera con le sue immagini di ragazzino sbarbatello infreddolito – eh sì, pare sia il suo un gelido destino – dopo lo scontro con l’iceberg. Pensate, avevo anche l’album delle figurine. Sapevo tutto di lui, lo amavo come solo nella preadolescenza si può amare un essere sconosciuto e lontano migliaia di anni luce dal proprio mondo e dalla propria esistenza. Non avevo pudore, la mia famiglia era al corrente della mia follia amorosa (come poteva essere altrimenti, poi, con tutto quell’esibizionismo) e condividevo con le mie amichette più strette una passione che ringraziando il cielo non poteva renderci rivali.
Il legame con il bel biondino svanì con la fine della scuola media e l’arrivo di altri miti e di altri ideali. Un’adolescente al liceo non può scherzare su queste cose, pena l’espulsione dai circoli che “contano”. Tutte quelle che al momento apparivano come le più nobili e vitali occupazioni quasi mi facevano vergognare della frivolezza del recente passato. Parlavo poco di Leo e, veramente come un’amante tradita o semplicemente che vuole dimenticare, lo evitavo. Intanto lui macinava film, diventava sempre più talentuoso e meno appetibile sessualmente ai miei occhi. Il mio tipo di uomo ideale si cominciava a delineare con più chiarezza ed iniziavano a piacermi i belli e maledetti, con capelli e occhi scuri e barbe incolte – come ora.
Solo con la scomparsa dei brufoli, dei patemi d’animo e della voglia di gridare ogni secondo contro il mondo della mia presunta unicità, mi sono accorta che Leonardo era sempre lì. Con lo stesso sorriso ma la panzetta, lo stesso sguardo e qualche ruga, ma che mi diceva bonario: “Guarda che sono un pezzo della tua generazione, non puoi sfuggirmi. E non sono più carino, sono solo bravo. E sto provando a vincere l’Oscar”.
Seeeeeee! Gli rispondo come si fa con un fratello, anche se lontano anni luce. Grazie Leo, tvb!
Sara