The Night Manager: Jonathan Pine alla riscossa

Tu, proprio tu lettore che ti accingi a leggere queste righe sconsiderate e folli con la stessa espressione perplessa che ha Jonathan Pine nell’anteprima di questo articolo, abbi, al solito, pietà di me. Sono un caso disperato.

“Vabbè, comunque se non ci stava Tom Hiddleston a fare Jonathan Pine col cavolo che ce lo vedevamo,” borbotta il fidanzato della Cicala Claudia.

Silenzio. Poi sorrido. “Ma certo che ce lo saremmo visto. Ha ricevuto pareri entusiastici al Festival di Berlino.”

“Non ti piacciono le storie di spie,” soffia lui, perfido.

“Scherzi? Ma se ho letto La spia perfetta di John Le Carrè quando avevo dodici anni!”

“Perché te lo sei trovato in casa.” Non aggiunge altro, e finge insoddisfazione. In verità, mi ha in pugno, perché solo da casa sua posso vedere The Night Manager. Così la scorsa settimana, quando stavo per fare una delle mie uscite da diva, “amore, vado dal parrucchiere. Non so né che faccio né quando torno. Pranza da solo,” lui sapete che ha detto? “Allora stasera mi vedrò The Night Manager da solo.” indovinate come è andata a finire…

Nelle puntate precedenti: allo scopo di far passare Jonathan Pine per un delinquente, Angela Burr gli chiede anzitutto di sottrarre qualche spiccio dalla cassaforte dell’hotel dove lavora. Poi, dopo averlo assunto con un contratto di apprendistato ed avergli fatto firmare quelle che, ad occhio, sono dimissioni in bianco, confessione in bianco e autocertificazioni di chissà che altro, lo spedisce nel ridente paesino di Zagarolo, nel Devon. Scopo della missione: seminare il panico tra i paesani e le pecore. Nel frattempo, Sua Malvagità Richard Roper si gode i soldi ottenuti con le sue attività illecite facendo la bella vita a Maiorca. Ma, mentre si ingozza con i suoi amici di zuppa di pesce, due loschi figuri gli rapiscono il figlioletto…

N.B. Gli altri episodi della parodia oltre ad essere nella categoria apposita del blog si trovano qui (capitolo 1 parte 1), qui (capitolo 1 parte 2) e ancora qui (capitolo 2 parte 1).

The Night Manager episodio 2 parte 2: un piano quasi perfetto

Prima di tornare al nostro Jonathan Pine fuggito da Zagarolo, c’è la parte politica del telefilm. Tranquilli, non è il secondo episodio della Seduta del Senato in Star Wars – l’attacco dei cloni: Angela Burr arriva in ritardo a una tavola rotonda dei servizi segreti. Ospite speciale, l’Americano. Costui viene corteggiato da tutti gli uffici possibili, anche dal reparto pulizie, perché ogni persona presente al tavolo spera con tutto il cuore che l’uomo decida di investire i dollaroni nel proprio progetto. L’Americano è venuto fino a Londra sia per i saldi da Harrods che per discutere del traffico internazionale di armi che i due paesi devono fermare. Ma chi ti inquadra la telecamera ad un certo punto? Randall. Randall di Outlander, la perfida giubba rossa che tormenta lo scozzese Jamie Fraser. Proprio lui, ebbene sì. Siccome costui è chiaramente malvagio anche in questa serie TV, ovviamente prende in giro Angela Burr. “Sono dieci anni che tenti di incastrare senza successo Richard Roper. Se ti mettevi a cercare il Santo Graal facevi prima,” ghigna. “Hai la morbosità per Roper. Non ti sei stancata di fallire?”

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Il perfido Randall di Outlander

 

La Burr, che è tosta come non mai, incassa senza replicare.

“Non è che abbiamo qualche asso nella manica, che ci stanno dei progressi?”

La Burr rimane zitta e muta. Mica è scema, che credete. Le è venuto il sospetto, dopo dieci anni di buchi nell’acqua e fallimenti vari, che Sua Malvagità Roper potrebbe avere una talpa lì, a Londra, nel suo ufficio. L’unico motivo per cui è riuscita ad avvicinarsi un minimo al trafficante è stata la casuale presenza di quel figo di Pine. Ma della nostra volpe furba nessuno sa niente, a Londra, a parte Angela, l’assistente indiano di Angela, l’amico di Angela e, tra pochi minuti, l’americano (e, se ve lo state chiedendo sì, anche il reparto contabilità lo ignora completamente).

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Angela e l’Americano di cui non ricordo il nome bevono qualcosa assieme

Finita la conferenza difatti, la Burr blocca l’Americano. “Facciamoci un goccio,” propone. Dato il suo stato interessante, la tostissima deve ripiegare sul the e non può fare a gara di rutti col collega di un tempo. Tuttavia l’occasione è comunque buona per proporre un affare.

“Non mi avevi detto che eri in dolce attesa,” dice l’uomo imbarazzato, dato che la Burr gli ha sempre fatto un certo effetto.

“Eh.” Angela pensa alle caviglie gonfie come zampogne, alla nausea mattutina che le ha fatto fare tardi in ufficio per la prima volta in vent’anni, al fatto che vorrebbe scolarsi dello whisky doppio e invece le tocca bersi il the. “Ho bisogno del tuo aiuto,” taglia corto.

L’americano già pensa ad una fuga d’amore, già mentalmente si vede a fare da padre al figlio di Angela, ma lei distrugge ogni suo sogno. “Ho i numeri di telefono di Roper. Farà un incontro a Madrid con un avvocato spagnolo.”

“E tu come lo sai?” domanda stupito l’uomo.

“Perché ho, uhm, diciamo una spia. Ma non lo deve sapere nessuno che ce l’ho, sennò me lo segano subito. Ho bisogno del tuo aiuto.”

“Che posso fare?”

“Collaboriamo insieme. Solo il mio ufficio sa di questa storia, nessun’altro. E io non posso gestirla tutta da sola,” fa la vittima Angela, che guardate un po’ doveva voleva arrivare. “Ho bisogno di finanziamenti.” Fino ad adesso, difatti, sono andati avanti con i risparmi del povero Jonathan. E che fa la Burr a questo punto? Sbatte le ciglia.

quel figo di pine

Finalmente è finito il flashback sull’apprendistato di Pine e torniamo a Maiorca, Spagna. I due brutti malviventi stanno trascinando via quel piccolo lord di Danny quando sentono un rumore sinistro provenire da dietro un casotto sulla spiaggia che si rivelerà essere il retro delle cucine.

“Chi va là?” domandano i due idioti. Vinti da un’improbabile curiosità, anziché prendere il primo motoscafo e darsela nella notte, sbirciano dentro e chi ti trovano? Ma Jonathan Pine, ovvio! Vestito da chef, anzi, da sous-chef (che uomo pieno di risorse, cucina pure!) con due colpi, il nostro libera il ragazzino e inizia a fare a botte con i due brutti ceffi.

“Scappa, presto!” grida al ragazzino che si imbambola di fronte a quel figo di Pine come un gatto di fronte ai fanali di un’automobile.

“Ho detto: scappaaaaaa” grida Pine liberandosi con una gomitata dei due. Finalmente Danny Roper si risveglia dalla catatonia e fugge gridando dalle cucine. Dove, ovviamente, i tre continuano a fare a botte, ma per finta. I bruttoni altri non sono che due agenti sotto copertura. Ma qualche passaggio deve essere sfuggito a quella volpe non tanto furba di Pine, perché lui picchia per davvero. “Smettila deficiente, vabbè che deve essere realistico, però mo’ basta!” dice uno dei due.

“No! Deve essere reale!” grida Pine ormai in preda al delirio. E spezza il braccio in tre punti al povero complice. Che bestemmia. Ma tanto. “Bastardo! Tu sei pazzo!” esclama l’altro lanciandoglisi contro.

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Deve essere reale!

“Seguo il metodo Stanislavskij!” urla la nostra volpe che forse, per la gioia di Angela, ha trovato lo psicopatico che è in lui.

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Ripensamenti???

“Ah sì? Vuoi che sia reale? Senti quanto è reale questo!” grida il poliziotto, e giù a padellate sul nostro sventurato eroe. E non c’è da sottovalutarla, la pentola. Nel gioco da tavolo di zombi The Last Night On Earth, cui ho giocato sbuffando quando il mio fidanzato mi ricorda che non ne può più delle maratone di film con Tom Hiddleston, la padella è un’arma. Fa +1 di danno contro gli zombie, sebbene, per ucciderne uno, serva fare sei con un dado. O forse no, chi se lo ricorda: mica vorrete che vada a chiedere, col rischio che mi proponga una partita, vero?

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Quando il gioco si fa duro, scattano le padellate

I due poliziotti sotto copertura, purtroppo per il nostro eroe, fanno cinque o quattro con questi dadi, e lasciano il nostro mezzo morto in un lago di sangue, a forza di pentolate in testa e calci come se non ci fosse un domani. “Adriana!!!” grida lui prima di stramazzare al suolo.

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Lo stallone italiano grida Adrianaaaaaaa, e il nostro inglese??

“Babbo, babbo, mi ha salvato la vita quel signore lì” strepita il ragazzino indicando la maschera di sangue sotto cui c’è Jonathan.

“Un’eroe! Mio salvatore!” grida Roper avvicinandosi. Ma, giunto a tre metri di distanza, il malvagio assottiglia gli occhi.

“Ma io ti conosco! Tu sei Pine!” esclama riconoscendo, non si sa bene come, il portiere di notte dietro tutto quel sangue. “Quello che ci dava la chiave di notte a Zermatt. Così gentile e disponibile…”

Ma tu sei Pine!

Ma tu sei Pine!

Qui, signore e signori, Sua Malvagità sente una musica. Una che, chi è nato negli Anni Ottanta come la sottoscritta conosce assai bene. La musica dello spot Barilla del gattino. Disturbante, tragico, meraviglioso, capace di incantare le famiglie italiane. Ed ecco, Roper si sente improvvisamente come la bimba con le trecce e l’impermeabile giallo che, sotto un principio di Diluvio Universale, trovava un micetto arruffato tutto solo.

Jonathan Pine parodia

Piango solo a vedere l’immagine

“Lo prendiamo con noi. Dove c’è Barilla, c’è casa,” mormora commosso. “Che ci fai tu, qui?”

Jonathan socchiude l’unica cosa che può muovere, l’occhio destro, e mormora “niente polizia.”

“Dobbiamo avvertire qualcuno? Sei ancora solo, vero?” domanda Sua Malvagità sfilandogli il passaporto. “Com’è che ti chiami Thomas Quince, che è un nome da sfigato? Non eri Jonathan Pine?”

“Niente polizia…” mormora Pine che a malapena respira.

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Metodo Stanislavskij non ti temo (Jonathan Pine ce le ha prese…)

“Sì, sì, Pucci, non temere. Nessuno chiamerà la polizia. Figurati!” dice Roper che, verso Jonathan ha una predilezione particolare. Chissà.

“Corki!” tuona perentorio, “chiama immediatamente il nostro ospedale, fa venire qua il medico subito, starà a cena da qualche parte!”

“Nel nostro ospedale?” domanda Corki che, pur essendo non proprio immune al fascino di quel figo assoluto di Jonathan ha ancora un cervello.

“Certo, che da questi selvaggi burini?” domanda Roper scandalizzato. “Non ti preoccupare Pucci. Starai meglio,” lo rassicura Richard. Che vi devo dire? Sarà l’aria di Maiorca, sarà che col figlio attorno Sua Malvagità si ricorda di avere un cuore, insomma, com’è come non è, la banda di trafficanti si tira appresso quel catorcio del nostro eroe.

Dal canto suo, Angela è un filo preoccupata. Quel deficiente di Pine ha fatto perdere le sue tracce.

“Sapeva esattamente quello che doveva fare! Per quale cavolo di motivo ha sbroccato?” tuona l’americano sventolando il disegno con le istruzioni.

Angela evita accuratamente di rivelare le sue personali istruzioni alla nostra volpe furba (ricordate? Devi essere pazzo, diceva, devi far paura pure a me!) e fischietta vaga. A rompere la tensione, per fortuna, arriva una chiamata – subito tracciata – dal cellulare di Corki. E già, perché, come ricorderete senz’altro, quando erano a Zermatt i cattivi si erano fatti arrivare in hotel nuove schede telefoniche e Pine si era segnato tutti i numeri. Corki dunque, chiama uno dei suoi scagnozzi. “Voglio avere delle informazioni su un certo Jonathan Pine. O Thomas Quince. O vattelapesca come si chiama. Trovate tutto quello che c’è da sapere,” ordina.

Al quartier generale di Angela a Maiorca (una capanna) si stappano bottiglie di champagne, si balla il Gioca jouer, si intonano cori da stadio. Non solo Pine è più o meno vivo, ma è dentro casa di Roper!

Jonathan Pine e le conseguenze del metodo Stanislavskij

Il problema, quando ti gonfiano come una zampogna – o ricominci ad andare in palestra dopo qualche settimana di inattività, non è sopravvivere al giorno dopo, bensì a quello ancora appresso. Lì vi accorgerete di provare dolore dove non credevate nemmeno di avere i muscoli o, come nel caso di Pine, un tempo avevate ossa integre.

Al capezzale del nostro eroe si recano in pellegrinaggio, a turno, tutti gli abitanti di casa Roper.

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Jed s’impiccia di come sta Jonathan…

Per prima arriva Jed, testimone del nostro eroe che riprende a fatica i sensi. Spalanca con difficoltà l’occhio destro, la fissa un attimo e mugugna qualcosa come “dove sono?”

Sei a casa di Roper, gioia,” risponde lei di nero vestita. “Dobbiamo avvisare qualcuno?”

Un prete?” pensa lui che si sente più di là che di qua. “No,” dice, più per scaramanzia che per altro.

“Eh, ti hanno proprio ridotto male,” dice lei osservando la faccia color melanzana di Jonathan Pine. “Ti hanno anche fracassato qualche costola.”

Giura! Non l’avrei mai detto,” pensa Pine che ha esaurito le riserve di energia per rispondere.

Passa qualche giorno, e la situazione migliora un pochino. Al nostro eroe si sgonfia la faccia, che passa dal viola-blu al rossiccio, viene tolto il respiratore e sembra stare un pochino meglio. Purtroppo, Baby Roper ha deciso che gli deve sfasciare le balle. Così, cuore di zia, si mette seduto sulla poltroncina ed inizia a tenere compagnia a Pine.

“Lo sai che nel mare ci stanno i calamari?” domanda entusiasta con un libro alla mano.

“…”

“Lo sai che ci stanno pure quelli giganti?” continua elettrizzato.

“…”

“Adesso ti leggo tutto il libro sui calamari!” e via, quattro ore di lettura che condensa tutto lo scibile umano sull’Architeuthis.

Quando Jonathan Pine recupera la facoltà di stare seduto su un letto e, probabilmente, di andare al bagno da solo, in camera sua viene piazzata una delle guardie del corpo ottuse di Roper. Costoro sono palesemente parenti prossimi delle murene di Ursula, la strega del mare ma, siccome l’uso della parola gli è momentaneamente precluso, passiamo direttamente all’ultimo visitatore.

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Le murene di Roper

Iago/Corki. Neanche lui ha dimenticato quel figo di Pine, che credete. “Tu,” dice alla Murena, “levati dalle palle,” ordina con la consueta grazia. Il servo scatta, e Corki si accomoda sulla sedia.

“La tua faccia è passata dal blu/viola al rossiccio, stai decisamente meglio,” esordisce soddisfatto l’ometto. Sì perché Pine è tornato ad essere un figo. La persona media, dopo un pestaggio simile, sarebbe rimasta storpia, avrebbe avuto bisogno di una plastica al naso, come minimo. Cicatrici e lividi sarebbero perdurati per mesi, qualche dente sarebbe saltato. Ma Jonathan Pine è l’eroe della situazione ed è sempre figo, e pure quando viene preso a padellate mantiene intatto il suo fascino fascinoso. Anzi, in mezzo a tutto quelle escoriazioni, gli occhioni blu-verdi-grigi insomma boh di Tom/Jonathan risaltano ancora di più.

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E niente, quest’uomo continua ad essere figo in maniera disturbante anche ridotto così

“Comunque secondo me non stai così male, ci stai marciando,” puntualizza Corki, che subito s’è reso conto che Pine sta sfoggiando una variante dell’Antica Tecnica Ninja della scuola di Hokuto consistente nel fingere di avere l’influenza per non andare a scuola.

Jonathan Pine, per non sbagliare, opta per un eloquente silenzio.

“Sai, c’è qualcosa che mi puzza in questa storia,” dice lo sgherro di Roper, “e non era il soutè di cozze, quello era spettacolare. L’hai fatto tu?”

Di nuovo, Pine continua a fare il gioco del silenzio e non dice una parola.

“Vabbè. Comunque era ottimo, complimenti,” insiste l’ometto.

“Sapessi quanto ci ho sputato dentro!” pensa Pine, muto con una tomba.

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Corki fa visita a Pine

Come dobbiamo chiamarti? No perché all’ospedale mi sono sentito un po’ in difficoltà,” ammette Corki. “Ero indeciso se mettere Jonathan Pine o Thomas Quince. Alla fine ho optato per Mordecai Phillips,” continua dimostrando di non dover mai, per nessuna ragione, ribattezzare qualcosa o qualcuno, nemmeno se si tratta del criceto di casa. Se per il nome Corki ha dimostrato un briciolo di incertezza, sul suo rapporto con Pine siamo sicuri che non l’ha avuto e, alla voce “il presente documento è firmato da” ha barrato la casella coniuge. Così, a mo’ di speranza.

“Mi mette un po’ a disagio non sapere il tuo nome,” continua il Colonnello. “Proverò a indovinare. Jonathan? Thomas? Adam? Mildred? Ariel?” dice ad un tratto. “Ti chiami Ariel? E hai barattato la tua voce con la strega del mare per un paio di gambe?”

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“Ariel, si chiama Ariel… e adesso baciala!”

Pine abbassa lo sguardo verso le coperte per assicurarsi di avere ancora tutto al posto giusto, e Corki zittisce mentalmente il granchio rosso che gli suggerisce di fare cose e richiama in fretta il gorilla. O la murena. Il gorilla con il cervello di una murena, fate voi, insomma.

“Io scoprirò la verità,” prosegue Corki “e, se non me la dici, ti farò appendere per i piedi. E legare. E ti andrà il sangue al cervello, e non sarà piacevole!” Eh! Che paura! Mamma mia, ci tremano le mutande. Di tutti gli inenarrabili supplizi con cui poteva minacciare la nostra affascinante spia, il Colonnello sceglie quella apparentemente più soft: ma attenzione. Non è che il Colonnello, camminando in mezzo agli ombrelloni in quel di Maiorca, abbia scovato qualche romanzetto rosa pruriginoso da cui trarre ispirazione?

A questo ritorna Frisky, la murena. Ringalluzzita dalla strigliata del suo capo, la nerboruta riscopre all’improvviso l’uso della parola. “Sai che facciamo, per far parlare le persone?” illustra soddisfatta. “Gli mettiamo l’acqua Bertier nel naso. Fa un male bestia, arriva al cervello!” spiega l’omone. Ovviamente parla per sentito dire, anzitutto perché è abbastanza probabile che, se si sottoponesse al divertente trattamento, l’acqua riempirebbe la sua scatola cranica vuota e basta. Il nostro eroe, tuttavia, non si lascia intimorire e, una volta di più sta zitto.

Cosa sta tramando la nostra volpe furba più di una volpe furba? Si chiede cosa farebbe James Bond al posto suo? Tenta di comprare su Amazon il libro di Le Carrè da cui è tratta questa storia? Cerca di riportare alla mente le informazioni lette sul “Manuale della Spia Perfetta for dummies” ma gli vengono in mente nozioni apparentemente inutili sui calamari giganti? Non pensa assolutamente a nulla? Non è dato sapere.

Ciò che succede, a questo, punto, è che Sua Malvagità Richard Roper torna dall’incontro con l’Avvocato di Madrid. Accoglie il figlioletto che, cuore di zia, gli mostra il secchiello dove ha messo il granchietto pescato apposta per lui, bacia la morosa e si dirige in camera di Pine.

Pine e Roper, signori e signore. Di nuovo faccia a faccia. Cosa si inventerà Jonathan per rendere davvero un minimo credibile la sua storia? Come convincerà Roper a farlo entrare nel suo entourage di cattivi così cattivi? Ebbene, lettori, non lo sapremo oggi, perché a pagina 4153 del Manuale della Spia Perfetta for dummies c’è scritto che fingersi svenuti o morti, in situazione pericolose può salvare la vita. E quindi Roper entra e trova Jonathan che dorme come un ragazzino prima di alzarsi per andare a scuola. E, intenerito da tale scena, che fa l’uomo più cattivo da qui a Plutone? Gli rimbocca le coperte, come farebbe qualsiasi mamma chioccia. “Scopriremo il tuo segreto, Pucci. Ma ora ninna bene,” dice commosso. E se ne va.

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Sua Malvagità rimbocca le coperte al nostro eroe Jonathan Pine

La nostra volpe furba più di una volpe furba anche per questa volta l’ha sfangata. E ci rivela il terribile inganno. Fingeva di dormire, l’astuta spia! Che trabocchetto machiavellico! E, di più, a pagina 4153 del Manuale for dummies Pine ancora non ci è arrivato, quindi l’ispirazione per questa mossa geniale è tutta da tributarsi alle reminiscenze dell’Era Glaciale 2 e alla furbizia degli Opossum.

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L’efficacissima strategia di Pine è stata copiata da loro! Era la due sì?

Quatto quatto, Jonathan Pine si alza dal letto – lo diceva Corki, che ci stava marciando – e si affaccia dalla finestra. E guarda il giardino…

Che farà la nostra volpe furba più di una volpe furba, adesso?

Nelle prossime puntate:

Dove Jonathan Pine verrà adottato da Richard Roper e dalla sua allegra combriccola. Ma, come in ogni famiglia, tutti sembrano avere gravi turbe mentali…

N.d.A.

Il delirio continua, ebbene sì. Per evitare di farvi annoiare e per una sorta di continuità con gli episodi precedenti, anche i prossimi episodi verranno divisi in due parti.

Un sentito ringraziamento a Sara e a tutti coloro che hanno riso o sorriso leggendo questa parodia un po’ folle. Scrivo per voi, sappiatelo. Ma che volete farci, a ogni episodio Jonathan Pine & Co. me le “tirano fuori dalle mani” scribacchiamente parlando!

Claudia

2 Commenti

  1. Lurkerella 17 Settembre 2017
  2. Cicale Chic 17 Settembre 2017

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