Le 10 borse di lusso più belle che vorrei avere

Borse, borse delle mie brame! Ultimamente lo sto dicendo sempre più spesso: adesso smetto completamente di acquistare tutto ciò che non è assolutamente indispensabile e raggranello ogni euro che mi capita sottomano per lei. LA borsa. Uno di quei modelli vergognosamente cari che è possibile vedere giusto su Elle o nelle vetrine sontuose del centro. Quelli che, quando sono abbordabili, sfiorano cifre pari o superiori a uno stipendio medio. Insomma, delle vere e proprie follie. Non staremo qui a parlare della valenza morale e dell’impatto psicologico che un simile acquisto mi provocherebbe, semmai riuscissi a portare a termine il complesso compito di accumulare tanto denaro e decidere di impiegarlo per una borsa. Lasciatemi sognare.

Claudia e la sua storia d’amore con le borse: l’inizio

Il mio atteggiamento verso le borse, ve lo dico, è maniacale, ma andiamo con ordine. Non ero una di quelle bambine che doveva girare con la borsetta a tracolla per imitare la mamma. Nient’affatto. Fino agli undici anni non ho sopportato nessun tipo di orpello né ho sentito la necessità di indossare borse. Negli anni del liceo, ricordo di aver sfoggiato unicamente 4 borse. Più o meno.

La prima, nei toni del grigio, era una postina per andare a scuola della Onyx, noto brand che chi è nato negli Anni Ottanta come la sottoscritta conosce assai bene. Lo stile della stessa era alquanto discutibile: aveva dei ganci laterali in plastica che a metà anno cedettero vergognosamente e vennero sostituiti da modelli in metallo dal vago sapore punk. La patta, allo stesso modo, si ricoprì nel tempo di spillette in latta che omaggiavano band come i Sex Pistols. Era una borsa che usavo in maniera assolutamente indiscriminata sia per andare a scuola che per uscire il pomeriggio. Fluidamente dopo pranzo toglievo libri e quaderni e zac! La mia tenuta per il tempo libero era completa. Lo so, state inorridendo. Ma come, la Cicala Claudia, reginetta delle borse color cipria, signora delle decolté e dei tronchetti col tacco sottile!

Ebbene sì. L’unico tocco di stile che mi porto ancora dietro da quegli anni nebulosi di fine Ventesimo secolo è l’amore per tutto ciò che è viola che allora si manifestò nel sofferto acquisto di un paio di meravigliose DrMarten’s prugna che indossai, pensate un po’, per il mio primo appuntamento amoroso. Utilizzate costantemente per circa 3 anni e qualcosa, furono poi sostituite con mio grande orgoglio da un paio di anfibi neri con la punta rinforzata in metallo che ancora conservo con religiosa premura. Si tratta delle poco femminili ma molto, molto pratiche Underground.

E la borsa? In quegli anni sostituii la Onyx per appprodare ad una sacca informe, a righe orizzontali bianche e blu che, almeno nel mio liceo, era estremamente cool. L’utilizzo di questa borsa (peraltro scomoda) della Fila o dell’Adidas era, temo, quello di essere impiegata da sportivi o simili, ma tant’è. E per le occasioni speciali? Le uscite importanti richiedevano lo sfoggio di uno zainetto di peluche a forma di orsetto, di piccole e scomode borsette cilindriche letteralmente in plastica rimediatami da mia mamma per cercare di inculcarmi l’amore per le borse o qualcosa di vagamente simile. Ci credereste?

Superata la soglia del liceo approdai finalmente all’Università. Se andate a lezione tutti i giorni che avete da vivere su questa terra per cinque anni precisi e vi tocca attraversare Roma con i mezzi pubblici, gli accessori di cui vi circonderete non saranno esattamente fashion. Acquistai una borsa nera e anonima veramente triste e la indossai per anni. Non si ruppe mai nonostante l’ombrello onnipresente, i libri per studiare sul treno, i romanzi per leggere quando non ne potevo più di studiare, le penne colorate per prendere appunti e l’acqua. Fu in quel periodo che sviluppai il mio atteggiamento maniacale per le borse, a pensarci.

Gli anni dell’Università

metropolis furla

Quindi non questa, ovviamente. Come vedete la sindrome del foulard mi è rimasta 🙂

Immaginate di avere vent’anni e di dover passare tutti i giorni 4 ore della vostra vita sfruttando il servizio pubblico gentilmente offerto ai romani. Dovrebbero essere 3 ore scarse, a dire la verità, ma dovete considerare coincidenze inesistenti, ritardi allucinanti e scioperi. Funzionava meglio di adesso, questo va detto, ma ancora oggi, a distanza di qualche anno imprecisato, mi sale una certa rabbia perché non è che andassi all’Università in una città diversa dalla mia. Con tre ore di treno sapete dove si arriva? Appunto. Ma focalizziamoci sulle borse. Ho preso i mezzi a qualsiasi ora. Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare, estate e inverno.

La borsa giusta per una che conduce una vita simile non poteva essere che una sorta di satchel a doppi manici che si chiudeva con una zip e poteva essere portata sia a mano che a spalla. Immancabile, al suo interno, doveva essere un foulard imbevuto di un pizzico di profumo e un gel igienizzante per le mani. Fu in quel periodo, mentre rientravo a casa o mi recavo a lezione in qualche orario infame come le sei del mattino, che mi resi conto che provavo un infinito orrore solo al pensiero di dover poggiare la mia borsa a terra. Piuttosto mi sarei trasformata in un’equilibrista. Piuttosto mi sarei sfondata una spalla per il peso. L’alternativa, del resto, era rischiare di prendere la peste bubbonica e portarla in casa.

Anche oggi permane questo atteggiamento. La mia borsa non deve essere mai, mai, per nessuna ragione posata in altri luoghi che non siano le mie gambe o gli spazi appositi. Nemmeno per un istante va poggiata a terra, neanche se il pavimento luccica ed è appena strato lustrato. La “figlia” deve necessariamente essere:

  • Riposta nell’armadio assieme alle sorelle dopo essere stata pulita, imbottita di carta e messa nella sua sacca.
  • Sul pouff che le è dedicato.
  • Sulle mie gambe in qualsiasi caso non ci siano gli elementi sopra elencati. Anche e soprattutto al cinema.
  • Al ristorante può essere appesa con il gancio apposito al tavolo. In alternativa, è agganciata alla sedia e coperta dalla giacca/cappotto o è dietro la schiena.
  • Sul sedile del passeggero in macchina. Perché si, alla fine ho acquistato una macchina e detto addio ai mezzi pubblici. Benedico ogni euro speso in benzina.

Le prime borse cool

La laurea, lo studio intensivo delle riviste di moda e i primi anni di lavoro contribuirono, nell’ordine, a:

  • Sviluppare il mio senso estetico;
  • aumentare considerevolmente la mia collezione di borse;
  • apprendere i primi rudimenti di abbinamento.

Scoprii in questo periodo che non sono una di quelle donne che indossa la stessa bag per settimane/mesi/stagioni, ma che preferisco di gran lunga cambiare accessori a seconda dell’outfit. In questo periodo che chiamerei di sperimentazione, mi resi conto man mano che tipo di borsa si adatta di più al mio fisico e alla mia persona. Preferisco i modelli a mano di media/piccola grandezza. Le borse in tinte neutre come il bianco e il cipria e quelle dai colori molto accesi come giallo, fucsia, blu royal. Mi piacciono rigide e strutturate. Adoro le patte e i modelli ladylike.

Liu Jo, Guess e Alviero Martini furono i brand verso cui mi indirizzai in questo periodo. L’utilizzo costante delle borse in ecopelle o fintapelle, mi fece scoprire una verità decisamente amara. Per quanto riposte con cura nelle loro sacchette, nonostante la religiosa premura con cui vengono tenute, le borsette si rovinano. Il minimo graffio accidentale leva via la pelle, con il calore dell’estate spesso i manici e i bordi si squagliano e sfaldano. La caducità delle materie prime impiegate e l’inevitabile usura cui erano soggette a prescindere dai miei sforzi mi fece giungere alla stessa conclusione cui ero arrivata per i trucchi e i vestiti. Inutile accatastare nell’armadio e sfoggiare solo per l’occasione. Il tempo rovina ogni cosa. L’ombretto muffisce e va gettato nel cassetto, la borsa glam che avete messo due volte in croce si sfalda e si rovina e fa la stessa fine, il vestitino delle grandi occasioni passa di moda in maniera brutale. Che conclusione amara, eh?

I magnifici Trenta

coccinelle cicala

Eccola la borsa che ho ricevuto per i miei 30 anni! Il modello in nero e blu ovviamente <3

Per il mio trentesimo compleanno chiesi e ottenni la mia prima Coccinelle. Fu amore a prima vista. Ha tutti i requisiti della borsa perfetta che ho elencato sopra: struttura rigida, colore, tracolla, media grandezza, possibilità di essere portata a mano. È nera con i lati blu elettrico. Come avrete intuito dai tempi verbali che sto utilizzando, la indosso e la amo ancora adesso.

La qualità del pellame e la robustezza della bag fece nascere in me un’idea malsana che mi accompagna ancora adesso. “Perché,” mi dissi, “acquistare tante borse di fascia più economica che si rovinano nel tempo di una o due stagioni, che si autodistruggono nell’armadio senza che io possa farci niente? Non è meglio aspettare i saldi e prendere una sola borsa, ma in pelle di qualità?”

Bisogna solo avere pazienza. Aspettare febbraio o luglio, quando i prezzi calano ulteriormente e sfiorano il 40% e lanciarsi all’acquisto. Fare caso alle vendite promozionali in occasione del Black Friday o delle varie ricorrenze. Certo, alcuni colori come il rosso, il nero e talvolta il bianco non saranno mai soggetti a sconti perché appartenenti alla linea continuativa, ma non avete idea di quanto una bella borsa blu elettrico possa risolvervi qualsiasi outfit sia estivo che invernale. La caccia all’outlet, poi, è uno sport decisamente interessante e assolutamente da provare.

È con questo spirito che pian piano, nel corso delle stagioni, ho iniziato ad accumulare borse. Non ne ho tantissime, in verità. Il mio armadio non ha nulla a che vedere con la cabina di Carrie Breadshow ma la maniacale cura di cui le faccio oggetto, lo sfoggio diverso ogni settimana, crea nel prossimo l’errata convinzione che abbia chissà che collezione. E invece.

Negli ultimi due anni ho cominciato anche ad esplorare il magico mondo delle minibag, perfette per la sera. Rendono favoloso qualsiasi look sebbene implichino un’attenta selezione degli oggetti da portare con voi. Ad oggi i miei brand preferiti sono Coccinelle e Furla come avrete notato leggendo i vari articoli presenti sul blog.

La mia personale lista delle 8 borse di alta moda più belle

see by chloe rosita

E lei? Lei è Rosita. Una borsetta nera non può mai mancare 😉

Se amate le borse come le amo io non può non esservi capitato di ammirare sui giornali i modelli iconici delle grandi maison. Non si tratta di appassionarsi ad un brand, ma apprezzarne il design, l’idea, il concetto. Non mi piacciono tutte le borse proposte dalle case di alta moda. Per alcuni dei modelli lanciati non spenderei uno solo dei miei euro. Altre sono talmente inflazionate che davvero non vale la pena acquistarle. Per altre, invece, farei follie. Sarei persino disposta ad affidarmi al mercato del vintage, sottobosco spesse volte infido.

Ed eccoci tornate all’inizio del mio post, dopo questo lunghissimo excursus su una delle mie grandi passioni. Il fatto è che ultimamente sto guardando con più cupidigia del solito e-commerce e siti che vendono borse d’alta moda. Tra i buoni propositi dell’autunno si è insidiato così il pensiero che, risparmiando in maniera ascetica possa concedermi, alla fine, l’investimento in una borsa di pelle importante. Eh sì perché non tutte le bag proposte dalle grande maison sono realizzate con il migliore dei pellami, e quello che mi ero riproposta appena superati i 29 anni (poche borse ma buone) vale come regola di acquisto generale. Ma quali sono le borse che sogno, appresso a cui sospiro? Alcune di quelle che vi elencherò sono fuori budget a prescindere. Il loro prezzo è così alto da impedirmi di metterle in altro che non sia una wishlist immaginaria. Altre, rappresentano un cospicuo investimento ma potrebbero, complici i saldi e dopo una lunghissima pianificazione, essere papabili. Noterete almeno tre grandi assenti, vi avverto. Pronte?

  1. La Fendi 2Jours. Questa splendida handbag ha tutte le caratteristiche che dovrebbe avere la mia borsa ideale. Rigida, a mano, colorata, super chic. In una parola, bella. Appartiene a quelle borse che, dopo numerosi mesi di totale ascesi, sarebbe bello poter acquistare. Sceglierei una nuance fredda, come il celeste polvere.
  2. La Balenciaga City. Amo questa borsa da anni e anni. Si differenzia notevolmente dagli altri tipi di borse che mi piacciono e, proprio per questo, ogni volta che la guardo capisco che è amore vero. Una di quelle passioni dove gli opposti si attraggono. Per lei, sarei disposta persino ad affrontare lo sconosciuto e impervio mondo del vintage. Dato che sono minuta opterei per la misura small. Lei non fa parte delle borse che vorrei, ma di quelle che ho puntato direttamente.
  3. La Miss Sicily di Dolce e Gabbana. Recentemente alcuni modelli di Miss Sicily sono stati proposti da Zalando Privé. Non vi sto neanche a dire che sofferenza. Lo sconto non era abbastanza ghiotto per i miei standard e le poche ore a disposizione per decidere un acquisto così importante non hanno aiutato. Tuttavia ho scoperto che, risparmiando per millemila mesi, si potrebbe persino fare.
  4. La 2.55 di Chanel. Non poteva non esserci. È bella e inavvicinabile. Piccolina, in verità, ma che importanza volete che abbia? La sceglierei nel più classico dei neri ma l’ascesi sarebbe troppo lunga e il senso di colpa infinitamente grande.
  5. La Miu Miu. Sono ossessionata dalle Miu Miu e dalla lavorazione in matelassé. Farei una follia per una di queste borse, dove follia sta per lenta pianificazione dell’acquisto? Probabilmente un giorno sì. Diciamo che non ho ancora trovato il modello giusto.
  6. La Kelly di Hérmes. Sogno ad occhi aperti vero e proprio. Preferisco questo modello alla Birkin perché notevolmente più piccola e ladylike. Non sono mai riuscita a capire quanto possa costare. Credo più o meno quanto una piccola utilitaria, il che pone direttamente questo articolo accanto agli Unicorni, ai Draghi e ad altri parti della mia fantasia.
  7. L’Antigone di Givenchy. Rigida, a mano, disponibile in taglie medio piccole che non mi farebbero sembrare una piccola hobbit… l’Antigone ha proprio tutte le carte in regola per piacermi. Non supera nemmeno lei la soglia critica dei 1700 euro, cifra oltre i quali il mio cervello neanche sogna un potenziale acquisto. La fortuna di molti di questi modelli è che in ogni caso sceglierei sempre la versione media che, solitamente, si attesta circa a 1400 euro
  8. La Fendi Peekaboo. Noto con una punta di curiosità che Fendi è l’unico brand che compare ben due volte nella mia lista. Sfortunatamente per me, la Peekaboo supera la soglia critica dell’accettabilità e della ragionevolezza, quindi sta bene dove sta. Sulle riviste patinate e nella lista delle borse che vorrei se fossi ricca.
  9. La Luggage di Céline. Come sopra. Il design particolare di questa tipologia di bag me l’ha fatta amare all’istante. La scoperta del suo prezzo la rende raggiungibile più o meno come Westeros o Asgard o qualsiasi altra cosa nerd vi venga in mente.
  10. La Cabas di Yves Saint Laurent. Scopro con piacere proprio nel momento in cui scrivo quest’articolo che anche questa borsa potrebbe persino avvicinarsi a quelle che vorrei avere e oserei comprare. La sceglierei in una tonalità accesa e vibrante come royal blu o rossa. E la amerei, moltissimo.
10borse di lusso che vorrei

Eccole le 10 borse di lusso che vorrei tutte insieme.

Il mercato del vintage e dell’usato. Una soluzione?

Dopo aver sognato ad occhi aperti con questo post fiume non mi resta che lasciarvi con alcune considerazioni. La prima riguarda il vintage: trovo che, se si è tanto brave da scovare l’occasione, in alcuni casi è possibile davvero riuscire ad acquistare la borsa o l’accessorio dei propri sogni. Non ho ancora deciso/capito se mi piegherò a questo trend. Se, pur di realizzare il sogno di avere una delle borse sopra elencate mi affiderei a qualcosa che non posso né vedere né toccare anche se c’è qualcuno, a monte, che lo fa per me e mi garantisce che tutto è come dovrebbe essere. Il fatto è che sono morbosa con le borse. Quando ne acquisto una, chiedo sempre alla commessa la gentilezza che mi sia preso un modello non esposto né toccato e le confronto. Ho sempre trovato del personale molto cortese in questo senso, va detto. E se la borsa acquistata ad un prezzo comunque significativo presentasse un graffietto? Una piccola imperfezione dovuta a quell’unica volta che la persona che la comprò la sfoggiò? Vero è che è possibile selezionare criteri come l’ottimo stato e in alcuni casi appare la consolante dicitura “mai stato indossato”, però qualcosa mi frena. Devo studiare bene la faccenda.

Le molte cure che servono a una borsa in pelle

Dato che ne ho parlato, ho tirato fuori dall’armadio la mia bella Coccinelle nera che mi è stata donata per i miei trent’anni. L’ho indossata un bel po’, siamo insieme da qualche anno. La fodera interna è macchiata di inchiostro (maledetta me), la pelle si è un po’ rigata ai lati. Il caldo afoso di questa estate, nonostante fosse stata imbottita di carta e riposta nella sua bella sacca, stava per rovinare lo strato di pelle. Il retro presenta un graffietto. Le cuciture sono tutte al loro posto, per fortuna. Non sto cercando di propinarvela, ma solo facendovi capire quanto io tenga a questo accessorio e quanto sgomento abbia provato nel sentire che ai bordi, la pelle si stava attaccando. Anche le borse di qualità si rovinano, se dimenticate di indossarle. Il tempo è crudele e non tiene conto della certosina premura che dedicate alle borse.

La mia filippica sulle borse termina qui. Spero tra un annetto o giù di lì di raccontarvi come è andata la storia col vintage e le borse di marca che potrei pensare di comprare se avessi abbastanza fegato e costanza da mettermi da parte la somma necessaria per acquistarne almeno una. Potrebbe venire fuori una specie di libro. Un diario della mia esperienza. “Come la Cicala si mise in testa che era ora di provare a comprarsi la Balenciaga/ la  Miss Sicily /la Fendi.” Sono certa che verrebbe fuori una cosa divertente, un’epopea a metà strada tra Fantozzi, I love shopping, Il Trono di Spade e il Diavolo veste Prada. Che dite, potrebbe essere una buona idea?

Riepigolando:

i love shopping

Attenzione: questo post è un esperimento sociale nel lungo periodo!

  • Claudia sostiene che è meglio acquistare una borsa bella in materiale di qualità che mille cheap, potendo.
  • Sostiene Claudia che la malattia delle borse con annessi disturbi compulsivi e folli propositi può rimanere latente fino al raggiungimento della maggiore età e poi esplodere con virulenza.
  • Claudia, riguardo al comprarsi le borse, sostiene che è bene approfittare dei saldi, degli outlet e delle promozioni. Peccato che il suo compleanno capiti in un periodo dell’anno in cui si consuma come non mai e non ci sono promozioni.
  • Sostiene Claudia che anche le belle borse di qualità tenute con religiosa premura si rovinano. Colpa del tempo, del caldo e della natura matrigna. Pertanto, è meglio indossare sempre tutto anziché lasciare che marcisca in qualche angolo dell’armadio.
  • Claudia, riguardo al vintage, sostiene di non avere le idee ben chiare. Tiene d’occhio numerosi siti e attende paziente.
  • Claudia sostiene che riterrebbe moralmente accettabile acquistare borse d’alta moda sotto una soglia comunque vergognosamente alta. Propone pertanto una sfida. Riuscirà nell’impresa o desisterà? Ai posteri l’ardua sentenza. Se riuscirete a cogliere i riferimenti letterari presenti in questo post, vi stimerò vita natural durante. Sappiatelo.

Claudia

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