Noi e Cristina D’Avena

“Porca Cristina D’Avena!!”

Il bestemmione epico risuona nella classe di un misero istituto professionale di periferia. Il quindicenne, ignaro, utilizza un nome che dio solo sa dove possa aver ascoltato. È un millenial, perché è nato nei primi anni duemila e perché è figlio del web.

Millenial, a quanto pare, è però anche la sua  paziente insegnante di italiano, che inorridisce al sentir pronunciare quella frase tanto ardita.

“Silenzio” proferisce pacata “potresti ripetere?”.

“Porca Cristina D’Avena!”

“Ma tu lo sai chi è Cristina D’Avena’”

“Professore’, ma io non volevo bestemmiare e….”

Intanto dal fondo della classe si sovrappone un suo compagno, urlando: “è una pornostar?”.

Ed è qui che la docente, cioè io, viene di nuovo colpita al cuore, nel profondo, e inizia uno sproloquio degno dei più logorroici tra gli anziani, che immediatamente la allontana dai suoi studentelli, che spesse volte la considerano “’na pischella, una de noi”:

“Ragazzi, voi non sapete neanche chi è Cristina D’Avena e….”

“Dai sì Professore’, è quella dei Puffi!”. Si apre un barlume, uno spiraglio in tutto quel buio melmoso e quell’apatia. In tutta quell’ignoranza dei tempi passati ai quali anche i giovani in questione devono molto.

“Non è solo quella dei Puffi, ragazzi cari, lei ha cantato tutte e dico tutte le sigle dei maggiori cartoni che andavano in onda in tv negli anni 80 e 90, quelli con i quali io sono cresciuta. Grandi cartoni animati, praticamente tutti ripresi da manga giapponesi. Gli argomenti erano tra i più vari, ma vi dico soltanto che molte delle mie passioni e una parte della mia formazione vengono proprio da lì. C’erano serie a tema storico, come Lady Oscar, che oltre ad essere un ottimo “incuriosente” per la materia era anche un bell’esempio di donna combattente. È per lei che ho iniziato ad interessarmi di storia e di storia delle donne. C’erano le storie d’amore, sempre strane e travagliate (soprattutto perché i manga originari venivano censurati) che mi hanno fatto capire che la vita non è semplice. C’erano cartoni sullo sport, altri che indagavano sulle problematiche familiari ecc. Il legame con i manga spingeva alla lettura del cartaceo, che arrivava di solito in tarda infanzia/preadolescenza per poi proseguire a lungo. La varietà dei temi e le ambientazioni storico-geografiche più disparate, invece, ci aprivano gli occhi al mondo mentre Cristina D’Avena ce ne faceva cantare le storie.”

“Ma è vero che ‘sta Cristina è lesbica?”

“Non lo so, non mi interessa… a noi che siamo cresciuti in quegli anni non interessa proprio la vita privata di Cristina D’Avena.”

“Ma è quella che è andata a San Remo?”

“Sì ragazzi. Ecco, a noi come a voi di San Remo non frega nulla, ma questo è un segnale. È un segnale che finalmente Cristina, e con lei tutto quello che noi siamo stati e siamo diventati, ha finalmente una dignità. Cristina D’Avena, grazie a una grossa operazione di ricaccio e di marketing, oggi fa i concerti e riempie nientepopodimenoche i centri commerciali – e non solo. Non sto scherzando ragazzi, quest’estate ci sono andata anche io. Non ci crederete, era pieno di persone della mia età e un po’ più grandi. Il marketing ha tenuto conto di noi, figli dei figli del boom economico, ci ha contati, ha tenuto conto del potere del revival e della nostalgia ed ha agito.

Moltissimi degli spettatori dei concerti vanno lì con i figli, che ovviamente si annoiano e guardano male i loro esaltati genitori, che ballano e cantano come degli ossessi al ritmo di Pollon combina guai. Finalmente anche il potere mediatico della Rai, del festival, si accorgono di noi. Forse stiamo veramente per conquistare il mondo, e voi  non potrete che giovarne.”

“Professore’, posso anda’ in bagno?”

Sara

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