Solo gli amanti sopravvivono: i vampiri e l’amore

Solo gli amanti sopravvivono – Only lovers left alive, è un film del 2013 diretto dal regista Jim Jarmusch. Il Cinema ha sempre avuto una predilezione per le storie di vampiri. Decine e decine di titoli si sono avvicendati nel corso degli anni grazie al fascino senza tempo e nostalgico di queste creature notturne, affascinanti e pallide. Jarmusch, tuttavia, mette il punto alle storie di vampiri, creando la loro filosofia e cosmogonia. Come deve essere, vivere per secoli? Come si può sopportare il peso delle mode, delle tragedie, delle correnti e della storia che scivolano tra le dita? Come si vive, quando il tempo perde significato e la sua corsa verso la morte è arrestata e sospesa?

Jim Jarmusch ce lo racconta attraverso la storia d’amore intensa e bellissima tra due amanti lontani che si riavvicinano, anime legate per sempreEve, la bravissima Tilda Swinton, ed Adam, interpretato da Tom Hiddleston.

Solo gli amanti sopravvivono

copertina Only lovers left alive

Se vi state chiedendo se finiremo per recensire anche la recita di Natale ’92 di Tom Hiddleston, la risposta è probabilmente sì – il dubbio, ve lo dico, è solo sulla difficoltà di reperire gli eventuali nastri. Vi dice bene che il nostro bell’inglese è pure talentuoso e, in questa pellicola presentata alla 66° edizione del Festival di Cannes, è ancora più bravo ed intenso del solito – oltre ad indossare, ancora una volta, la giacca di pelle. Tuttavia, nonostante la chiara e acclarata predilezione per Tom, vi assicuro che ho guardato questo film con l’occhio del critico severo, reso ancora più implacabile dal fatto che devo esprimere un giudizio su un genere che non mi è affatto nuovo – l’horror e i vampiri. Sì perché  Solo gli amanti sopravvivono segue le medesime premesse fatte per Crimson Peak: quando c’è Tom Hiddleston di mezzo, pretendo di vedere un buon film e  non voglio accontentarmi. Ora, la domanda è:  sarà riuscito Jim Jarmusch, regista visionario e complicato, a fare un film che mi piace?

Come deve essere, dunque, vivere una vita eterna, lunghissima, dove il tempo avanza e ogni cosa finisce per appassire sotto i nostri occhi – persino una città? Per cosa si vive, se non c’è la morte a porre fine a tutto, e il mondo stesso è destinato a diventare qualcosa di già visto?

Adam ed Eve

Adam ed Eve a Tangeri

Film struggente e poetico, Solo gli amanti sopravvivono riesce non solo a rispondere in maniera esaustiva e strutturalmente ineccepibile a tali domande, ma riporta la figura dei vampiri, contagiati dalla cultura pop e da una visione spesso troppo eufemistica e semplice, sui binari originari del Romanticismo che li ha riportati alla luce dal nebuloso mito. All’aria maledetta e un po’ rock che ha contraddistinto in fortunati franchising e serie TV i vampiri, Jarmusch aggiunge, finalmente, un tocco di realismo. Così Adam, vampiro e compositore di sofisticata e struggente musica underground, indossa vestaglie da camera d’inizio Ottocento ormai consunte, si destreggia tra tecnologia anni Sessanta e Cinquanta che riesce, miracolosamente, a far funzionare, in un ambiente così assolutamente decadente e vintage al contempo, da lasciare lo spettatore estasiato a fissare ogni angolo della sua fatiscente casa piena di oggetti di ogni epoca, portati lì nel corso degli anni, cercati con ossessione nei circuiti dell’antiquariato. Se la misura del tempo non ha più significato, allora sono gli oggetti ad averne.

Il collezionismo

Come deve essere, vivere in eterno? Per i vampiri di Jarmusch vuol dire trascorrere l’esistenza nella ricerca e nell’esaltazione di un passato condiviso, su cui si è scivolati con la grazia di ombre sfuggenti. Adam ed Eve hanno trattenuto nella loro anima ogni eco del passato attraversato. Hanno conosciuto le personalità più influenti della musica, dell’arte, della letteratura e delle scienze, cedendo a volte le proprie creazioni per il gusto di poterle donare al tempo e alla storia, loro, che sono passati indenni sopra entrambe. “Hai regalato a Schubert il tuo quintetto d’archi,” ricorda Eve ad Adam; “volevo sapere cosa ne tirava fuori. E poi, gli ho dato solo l’adagio,” spiega lui.

Adam

Tom Hiddleston – Only lovers left alive

Le arti e le scienze, in tutte le loro molteplici forme, sono ciò cui si dedicano questi vampiri malinconici e distanti dal mondo quando non cercano la loro linfa vitale. L’amore per la letteratura e la musica è ormai sfociata nel collezionismo, nel ripetere a fior di labbra versi di opere e poeti consegnati all’immortalità, nello sfiorare con le dita i frutti del lavoro di artigiani sapienti, apprezzando la bellezza della creazione e della natura in ogni sua forma.

Tangeri e Detroit

Non hanno bisogno di vivere assieme, Adam ed Eve. Si appartengono nonostante le distanze. Eve è un’elegante bibliofila. Risiede a Tangeri, periferia del Mediterraneo, città fatta di pietra chiara, dove la donna scivola come un’ombra, confondendosi con i colori delle case e delle strade.

Adam, invece, si nasconde a Detroit, città buia e fumosa dove gli scheletri delle fabbriche abbandonate si stagliano come ombre cupe sullo sfondo pianeggiante della grande città ormai divenuta sobborgo. Entrambi trascorrono l’esistenza ai margini, in periferie mezzo abbandonate che un giorno torneranno ad essere centri. Vivere insieme, per creature che hanno a disposizione un tempo infinito non è necessario, e quando la coppia di vampiri decide di incontrarsi di nuovo, ritrova immediatamente la sintonia che li ha portati, pur con alterne vicende, a condividere l’eternità sposandosi tre volte.

Adam ed Eve: l’amore, l’arte e la scienza

Sono lontani, Adam ed Eve, dalle preoccupazioni e dalla fretta della vita mortale. Osservano, dietro i loro occhiali scuri, gli umani – gli zombie, che non sanno di essere già morti. Sono anime gemelle, Adam ed Eve. Spiriti affini, innamorati che lo spazio e il tempo non possono dividere. Da quanti secoli stanno insieme, i due vampiri protagonisti di Solo gli Amanti Sopravvivono? La pragmatica e bionda Eve, raffinata ed elegante creatura di elfica bellezza, ricorda al marito e amante con cui si ritrova dopo un tempo imprecisato, che si è “perso tutto il Medioevo,” rievocando altri tempi, vecchie ossessioni che tornano in un ciclo senza fine.

Eve

Eve a Tangeri

Eve, bionda ed eterea, ha la forza e la praticità di chi è sopravvissuto a talmente tante vicende da non si lasciarsi intimorire più da nulla. Coltissima bibliofila, si incontra spesso con Christopher Marlowe, drammaturgo inglese del sedicesimo secolo, anch’egli vampiro, che le procura sangue di eccelsa qualità.

Adam invece, musicista solitario di splendida e struggente musica underground, vive nella periferia abbandonata di Detroit, collezionando strumenti musicali che suona con impareggiabile bravura, rimediati grazie all’aiuto con un giovane ragazzo umano, che ignora la sua natura ed è vittima del suo fascino, Ian. Forse è la solitudine, forse la spinta creatrice che lo porta a comporre musica – musica che piace ma che non deve essere condivisa, cosicché nessuno possa mai risalire a lui, fatto sta che Adam decide di farla finita: ordina a Ian di procurargli un proiettile fatto del legno più duro. Basta un’occhiata lanciata attraverso uno schermo, ad Eve, per capire il disagio del marito ed andare da lui.

Adam ed Eve

Solo gli amanti sopravvivono

Sono stati i poeti decadenti di Parigi, ubriachi di assenzio, e i Romantici inglesi, a lasciare addosso a quella “canaglia” di Adam il male di vivere che ora l’assale – ma l’aveva già investito in passato, perché lo spirito creativo del brillante musicista si è scontrato spesso con l’ineluttabilità del tempo, e forse è un caso, forse no, che la creazione, per lui, si accompagni inevitabilmente alla pulsione di morte. La stessa che hanno gli “zombie” che osserva dalla finestra spiare la sua casa, attirati dall’irresistibile richiamo della musica, uomini e donne in grado di creare e comporre, ma tanto sciocchi da avvelenare ogni cosa – persino loro stessi, incapaci di riconoscere il genio e l’innovazione quando si manifesta. Forse sono loro, che hanno la tendenza ad ignorare la bellezza del mondo e l’impulso di distruggere ogni cosa, a causare il malessere del vampiro che non trova più nulla per cui valga la pena vivere – “che ne è dei tuoi scienziati?” domanda Eve conciliante. “Hai visto cosa gli hanno fatto?” replica Adam amareggiato, rievocando tutte le volte che, nella storia, gli uomini di scienza sono stati invisi e condannati, morendo da incompresi.

Ava

La terribile sorella di Eve si annuncia ai protagonisti attraverso i sogni. Incubi anzi. Dopo un lungo periodo passato a dormire chissà dove, la terribile vampira si presenta a casa della coppia. Porta con sé una sete insaziabile, l’irrequietezza di una giovinezza priva di regole e morale ed un aspetto decisamente Sixties. Nonostante gli ammonimenti di Eve e Adam, viola le norme che sanciscono l’ordine e l’equilibrio del mondo dei due vampiri, bevendo il sangue di Ian, factotum di Adam. È il punto di rottura, il cataclisma, il disastro.

 

Ava ed Eve

Only lovers left alive

Il sangue

Non può esserci solo l’arte, per dei vampiri. I versi dei poeti, la bellezza di una chitarra, la dolcezza di una sinfonia, sono comunque il contorno del bisogno primario. La ricerca dell’elemento vitale per eccellenza: il sangue. La prima cosa che i vampiri fanno, al calare delle tenebre, è cercare sangue. Necessario quanto l’arte che li circonda, anzi di più, fonte vitale, estasi ultima, stordente come una droga o un orgasmo.

Ma non succhiano più dal collo, i vampiri di Jarmusch. Ogni forma di contatto è bandita, per Adam, Eve e Marlowe. Il sangue si prende direttamente negli ospedali, tramite canali abbastanza sicuri e il pagamento di ingenti somme di denaro, e si beve in delicati bicchierini di cristallo. Al massimo, può essere congelato, diventare un invitante ghiacciolo, essere messo in una fiaschetta. Per Adam ed Eve il sangue è la bevanda sacra che si deve custodire, tanto più gelosamente ora, che gli Umani hanno avvelenato se stessi, oltre il mondo, corrompendo la linfa vitale che li anima. Il timore di essere avvelenati e la ricerca di un “prodotto di qualità,” ha reso i due vampiri sospettosi. Ipocondriaci e solitari, snob e sofisticati, evitano ogni contatto umano, proteggendosi le mani con guanti di pelle, nascondendo il loro sguardo ipnotico e ferino dietro le lenti scure.

Marlowe

John Hurt interpreta il vampiro Marlowe, drammaturgo inglese

In questo mondo noioso e decadente torna Ava che, come dicevamo, scardina il preciso equilibrio di Adam ed Eve uccidendo Ian alla vecchia maniera, come nel XV secolo: pianta i lunghi canini nel collo del povero musicista, negandogli anche il conforto – o la maledizione? – del vampirismo. In preda all’overdose da sangue, la ragazza distrugge le chitarre e i dischi di Adam.

Detroit non è più sicura. Ava viene cacciata di casa, Adam ed Eve fuggono a Tangeri. Giungono nella città stravolti dalla sete e dalla stanchezza, con un bisogno disperato di nutrirsi. Ma qui, l’ennesimo imprevisto mette a repentaglio la vita dei due amanti.

Solo gli amanti sopravvivono

Marlowe, il vampiro che un tempo fu drammaturgo in Inghilterra, è sul letto di morte. Il suo contatto all’ospedale è morto, e lui è venuto in contatto con del sangue infetto. Morirà davanti alla coppia, lamentando ancora un’ultima volta di aver ceduto al più giovane e umano Shakespeare le proprie opere migliori. Adam ed Eve ora sono soli. Vagano affamati e senza forze per le vie silenziose di Tangeri, deboli e spauriti. Cosa fare?

È l’amore a salvarli. L’amore per l’arte. L’amore per se stessi, l’amore che provano l’una per l’altro. Mentre Eve compra ad Adam uno strumento musicale nuovo, mirabile opera d’ingegno e artigianato, il vampiro viene rapito dalla voce soave di una cantante che si esibisce in un bar. Ne riconosce la bellezza e la bravura, il talento puro e, nella spinta che la musica gli conferisce un’ultima volta – non è in fondo un posto così orribile e privo di meraviglie, questo mondo, i due vampiri tornano a fare ciò che hanno sempre fatto. Si tolgono i guanti pregiati per immergersi nuovamente nella vita – da predatori.

Adam ed Eve

Adam ed Eve

Solo gli amanti sopravvivono: considerazioni

C’è qualcosa, in questo film, di poetico, nostalgico, dolcissimo. L’eternità dei vampiri di Solo gli amanti sopravvivono è una tragica elegia del passato. Come saremmo, noi, se il tempo non avesse significato? Se ogni cosa fosse destinata a ripetersi, in altri luoghi, in altri tempi, e fossimo condannati ad assistere come spettatori, nascosti nell’ombra? Ho immaginato spesso come potrebbe essere, l’eternità e la visione di Jarmusch è, probabilmente, quella che più si adatta al mio sentire. Quella che, se avessi parole e talento e genio forse saprei spiegarvi, che il regista è riuscito a trasmettere in questo film struggente e delicato, convincendomi che la sua visione di questa delicata storia d’amore tra due creature così diverse eppure tanto legate, è giusta, perfetta, delicata.

La prima volta che ho visto Solo gli amanti sopravvivono è stato all’incirca un anno e mezzo fa, forse due. Era notte, e le ombre della stanza parevano fondersi con le atmosfere perennemente buie del film. Di opere cinematografiche sui vampiri, come ho detto, ne ho visti e rivisti a dozzine, assieme a serie TV e materiale vario – i libri no, ho letto solo Bram Stoker. Ma nessuna cosa assomiglia vagamente a Solo gli Amanti Sopravvivono, o forse ci assomigliano tutte, troppo. Ha qualcosa di diverso, quest’opera: è assolutamente giusta, precisa.

Ve lo confesso: proprio perché conosco discretamente bene il genere, ho guardato Only lovers col sopracciglio alzato di chi cerca l’errore o la leggerezza, chiedendomi persino quanto la presenza di Tom Hiddleston, potesse condizionare la mia opinione. Come quasi sempre mi accade quando vedo un film, ho sospeso il giudizio aspettando che il groviglio di pensieri e sensazioni che avevo in testa si dipanasse, che le criticità venissero a galla. Ma, contrariamente al solito, è successo il processo inverso. Con una punta di stupore mi sono accorta che Solo gli amanti sopravvivono non ha falle di trama o buchi vari. Anzi. Tutto si incastra con chirurgica precisione, prendendo forza mano a mano che il tempo passa e la mente elabora. La filosofia che permea il film, la visione portata avanti da Jarmusch, fermentando nella mia testa ha acquisito vigore e considerazione.

La fissazione di Adam per certa tecnologia ormai vetusta e vintage, ben si adatta allo spirito di chi ha vissuto nei secoli. L’accumulazione compulsiva di oggetti ricorda le case degli anziani, piene di buone cose di pessimo gusto. Il desiderio di isolamento dal mondo, l’ipocondria, anticipa e prosegue ansie e psicosi della società moderna. Se i vampiri esistessero, insomma, sarebbero come Adam ed Eve, anzi, sarebbero Adam ed Eve.

Forse, il merito di ciò va all’abilità con cui Jarmusch, colloca gli eventi in medias res. Tutti i protagonisti della vicenda si conoscono da un tempo imprecisato che noi spettatori non conosciamo e che, forse, loro stessi hanno dimenticato. Usi, costumi, abitudini e problemi, tic, memorie, gusti, vengono appena accennati, come la ragione per cui Adam porta ancora rancore ad Ava, o cosa successe al vampiro in occasione dei secoli bui. Le mille sfaccettature dei personaggi trovano terreno fertile nell’ottima interpretazione degli attori.

La coppia Swinton – Hiddleston crea una sinergia che esce fuori dallo schermo, coinvolgendo lo spettatore. Entrambi si muovono sul sottofondo di musiche elettroniche ed orientaleggianti assieme, labirintiche, che paiono seguire la “caccia” della coppia attraverso le strade di periferia.

Tilda Swinton pare uscita dalla miniatura di una dama medievale, con i lunghi e scarmigliati capelli di un biondo chiarissimo e la sua figura sottile; Tom Hiddleston, nella parte dell’eroe maledetto e romantico, distante dal mondo e depresso, è convincente senza cadere nel cliché del bel tenebroso. La sua interpretazione del vampiro Adam è intensa e coinvolgente, fatta di sguardi e piccoli accorgimenti. Ha raccontato, il caro Tom che Jarmusch, per spiegargli il personaggio di Adam, ha detto che il vampiro era a metà strada tra Amleto e Syd Barrett (e, in effetti, guardate la somiglianza tra i due).

Adam ci assomiglia, eh?

Syd Barrett a lui Jarmusch si è ispirato per il personaggio di Adam

solo gli amanti sopravvivono

Adam e Ian

Eppure, come dicevo, il film prende le distanze – pur mantenendo, anzi, rifacendo propri gli aspetti salienti dei film di vampiri. Chi cerca un film d’azione o scene d’orrore, rimarrà certo deluso dalla visione di Solo gli amanti sopravvivono, in cui il lento e traballante vagare per le strade deserte e buie di Tangeri e Detroit rappresenta la massima azione. I vampiri di Jarmusch, ad eccezione dell’irrequieta Ava, sono disgustati e isolati dal mondo. La loro storia non è urlata ed esibita, ne è corredata da immagini d’impatto in senso più strettamente hollywoodiano del termine. La scena si svolge quasi sempre alla penombra e al chiuso e, quando Eve ed Adam escono, lo fanno nelle notti più cupe possibili. Ciò che rende il film struggente, è l’ottima interpretazione della coppia Hiddleston – Swinton, il soggetto e i dialoghi, sottilmente ironici, a volte, sempre rivolti al passato condiviso, mai al futuro, tranne per una delle ultime battute del film, il “che faremo, adesso?” che i due si rivolgono affamati e stanchi nella notte rischiarata dalle stelle di Tangeri, prima che la vita – e l’istinto, la necessità o altro, li precipiti nuovamente e ancora nel mondo.

Un’altra recensione positiva, una mezza dichiarazione d’amore, lo so. Ma che ci volete fare, l’aria primaverile forse ha reso noi Cicale più buone, perché abbiamo voluto omaggiarvi con due film che amiamo. Non fateci l’abitudine, però.

Claudia

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