The Night Manager: tutti pazzi per Pine

“Alla fine, come poteva la stanga resistere al fascino di quel figo di Pine?” sospira la Cicala Claudia entusiasta.

“Alla fine, l’hanno fatto becco a dottor House,” osserva il moroso che detesta Jed. Fosse stato lui Roper, si sarebbe accompagnato ad una fascinosa Megan Fox, che ci dovete fare.

Nelle puntate precedenti: grazie all’improvvido interessamento di Jonathan Pine, portiere di notte al calar delle tenebre e superfigo spaziale sempre, finalmente la tostissima Angela Burr riesce ad avvicinarsi al Malvagissimo Roper. Di più, l’ex night manager riesce a farsi assumere/adottare dal perfido trafficante d’armi. Ma dottor House non è l’unica vittima del fascino di quel figo Pine, interpretato da un effervescente Hiddleston. Anche Jed, la fidanzata stanga di Roper, e Corki, il suo animaletto domestico sono abbagliati da cotanta bellezza. Tuttavia, il malvagissimo decide di impiegare il bel Jonathan per i suoi loschi traffici… (e ricordatevi che oltre ai link, c’è una sezione intera dedicata a quel figo di Tom Hiddleston e alla parodia di The Night Manager).

 

The night manager episodio 4 parte 2 – Che performance, Jonathan Pine!

La brezza della sera, in quel di Palma di Maiorca, soffia leggera, sollevando l’ampia tunica chiara, leggermente Twenties di Jed. La stanga e il sempre fighissimo Pine si avvicinano fischiettando vaghi a quel cervo a primavera di Roper che, frattanto, ha ricoperto d’insulti Rex, l’Ewok impiccione, e si è informato di cosa Sandy pensi di Pucci suo.

“Mah,” dice il rosso, “c’ha il suo perché eh, tipo che non beve come Spugna il Marinaio, però non ha la sua stessa irruenza. Insomma, ha i suoi pro ed i suoi contro.”

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splendida diapositiva di sandy

Questa non gliela doveva dire, all’Uomo più Cattivo delle Terre Emerse. “Ah Sandy, che maledetto insopportabile snob del piffero che sei,” sbotta Roper rinfacciando al socio le sue origini feudali e la puzza sotto al naso: come osa non dimostrare sincero entusiasmo per Pine?

Ma ecco che i due malandrini si palesano di fronte ai vecchiacci.

“Pensavo che foste fuggiti insieme,” scherza Roper.

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Il cavaliere Pine che riporta la donzella sana e ehm, salva

“Il mio cavaliere mi ha rimediato un’aspirina per il mal di testa,” puntualizza la bionda chinandosi a dare un bacio al moroso agée. Eh, mo’ si chiama mal di testa.

“Bravo il nostro eroe,” si complimenta il Malvagissimo senza rendersi conto del palco di corna improvvisamente sopraggiunto.

E io rinasceròòò

Una diapositiva di Roper in un prato

Per fare il gradasso, al solito annuncia neanche fosse il TG delle 20,00, le sue future performance notturne con la bella fidanzata che, dal canto suo, sorride compiaciuta. Le acrobazie lei le ha già fatte, ma che ne sapete.

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Jed ha l’aria molto soddisfatta qui

Un rilassatissimo Pine, dal canto suo, li osserva andar via in maniera appena un po’ meno rosicona dell’ultima volta, più o meno con la stessa espressione beata che ha il vostro gatto mentre gli fate i grattini tra le orecchie.

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Pine medita

Londra, King’s College.

L’elfo nero trova i documenti che Angela è riuscita ad estorcere da River House. Finalmente, l’ufficio dei buoni è degno di essere chiamato tale. Al posto dei tubi catodici svettano – ultimo ritrovato della tecnologia – dei monitor piatti e dei telefoni. I termosifoni, se ci tenete a saperlo, sono ancora rotti, ma da Panorama Angela è riuscita a prendere un paio di stufette portatili che comunque qualcosa fanno.

Dato che quella volpe furba più di una volpe furba di Pine si è dimenticato di messaggiarsi con la sua capa riguardo quell’insignificante questione del cambio di nome, l’ufficio brancola nel buio riguardo la vera identità di quel figo di Andrew Birch che in realtà è Pine che loro hanno mandato da Roper per indagare sui suoi loschi traffici che per tre soldi al mercato mio padre comprò.

Tuttavia, poiché quel burino cafone di Juan Apostol aveva deciso di portare la sua squinzia a Istanbul, alcuni membri della, uhm, task force, prenotano un charter triste e se ne vanno nell’ex Costantinopoli. Ma la Burr, che è proprio tosta, subodora che potrebbe esserci quel figo del nostro eroe dietro tutto questo.

La spia più fascinosa del Sistema Solare, frattanto, trangugia whisky nell’aereo privato di Roper.

Pine figo

Continuate a leggere, vi dico!

 

Pronto per lo show?” domanda zio Roper tutto felice.

figoooo

Pine gli regala uno dei suoi sorrisi più belli, e l’aereo atterra nella pista inondata dal sole al tramonto.

figoooo2

Nella grigia e fredda Londra, frattanto, Pamela entra ticchettando nell’ufficio di Rex. È imbestialita, una vera furia. “Ciao Rex. Hai presente quell’insopportabile rompiscatole di Angela Burr?” domanda retorica.

“Chi? Burl?” finge di non capire Rex.

“Burr. Angela. Operazione Limpett,” spiega la bionda odiosa.

“Mai sentiti,” nega quel cuor di leone.

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il disagio di Rex esce fuori dallo schermo

 

Di fronte all’occhiata omicida della bionda, l’Ewok è costretto a sbottonarsi. “Mah, in effetti di vista la conosco, ma dell’operazione non so niente, ma che ne so, io lascio un sacco di libertà ai miei sottoposti,” bofonchia.

“La Burr sta dando un sacco di fastidio alle persone sbagliate,” tuona la strega, “quindi licenziala in tronco e sostituiscila con chi ti pare.”

Ora, in due questi non fanno un cervello. Se Rex ci dimostrasse davvero che il pollice opponibile non è l’unica cosa che lo accomuna all’homo sapiens, rifletterebbe su due dettagli. Angela è impegnata nell’operazione Limpett. Angela dà fastidio a poteri forti che la vogliono destituire dal suo ruolo. Ergo, l’operazione Limpett dà fastidio ai poteri forti che, difatti, vogliono tagliare la tostissima. Non è che tocca saper fare necessariamente i sillogismi per arrivarci, eh.

aristotele

Aristotele approva!

La bionda pure, dimostra estrema intelligenza. Forse conosce il suo pollo, chissà. Al posto di Rex, chiunque altro si sarebbe un minimo insospettito di questa furia che vuole licenziare a destra e a manca. Ma il nostro orsetto, nel tentativo disperato di salvare capra e cavoli, commette una delle azioni più stupide del globo terraqueo.

“Non puoi licenziare la Burr! È vicina ad incastrare Roper!” esclama il fesso.

“Ma che davvero?” strabuzza gli occhi la donna.

Ora, qui Rex potrebbe ancora recuperare. Potrebbe dire qualcosa come “sì, ma lo scopriremo solo vivendo.” Oppure “è top secret.” Invece, siccome al test attitudinale per volpi furbe ha fatto il punteggio “Ragionier Ugo Fantozzi,” tira fuori le carte supersegrete ottenute con estrema difficoltà da Pine, che le rubò a Roper, che le mandò ad Angela col cellulare di Danny, che le fece tradurre da quel cafone di Juan, che le fece decodificare dalla talpa di River House, che lasciò i documenti in biblioteca dove li recuperò l’Elfo Nero che per tre soldi assieme ad un topolino comprò.

fantozzi

Rex, vincitore del premio Ugo Fantozzi nelle annate dal 1998 al 2013

“Ma mi raccomando,” suggerisce quell’aquila di Rex, “non farne parola con nessuno.”

Me possino cecamme” risponde quella giubilante mentre invia le informazioni estorte a quell’anima nera di Randall.

Turchia, Istanbul.

La nostra – si fa per dire, banda capitanata da Sua Malvagità, l’onnipresente Sandy e quel figo di Pine, più le due murene, fa il suo ingresso spettacolare nell’hotel più bello della capitale. La nostra volpe sfoggia ancora una volta il savoir-faire appreso in anni di portierato e struscia la carta di credito come se non ci fosse un domani.

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Il savoir faire di Pine

 

Londra, di nuovo.

Randall di Outlander chiama la Talpa di River House. Non appena l’ometto vede il superiore, fa un passo indietro. La giubba rossa è stravolta. “Angela Burr ha messo le mani su questi!” smadonna mentre sbatte sulla scrivania di vetro i famosi documenti di cui abbiamo già parlato. “Ci sarà di mezzo quel burino cafone dello spagnolo. Se è così, abbiamo un problema!” esplode, mentre una vena in fronte gli si gonfia a livelli preoccupanti.

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Randall di Outlande impreca

 

La talpa di River House decide allora di incontrarsi in fretta con Angela, seduti alla solita panchina losca nel parco, col rischio che lui, con quell’impermeabile e l’aria trista, possa essere scambiato pure per maniaco.

“Randall di Outlander  (lo so, si chiama qualcosa come Dromgull, ma non ve la do questa soddisfazione. Tobias Menzies è Randall)  sa che tu hai i documenti della Tradepass – l’azienda di Pine/Roper, chi si ricorda – e crede sia stato quel burino cafone di Apostol, a darteli.”

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No ma non siete loschi per niente

 

La Burr chiama di corsa l’Elfo Americano. “Presto, chiama Juan, digli di venire qui subito!” grida.

Perché tutti siano convinti che sia stato proprio Juan a fare lo spione, questo non è dato sapere. Probabilmente erano stufi del suo terrificante cattivo gusto e di sentire dance dei primi anni duemila. Ma non c’è tempo per pensare o per recriminazioni di sorta. Quando quell’anima pia della Talpa di River House prova ad accennare un cedimento emotivo, Angela lo zittisce come un addestratore di Pastori Tedeschi. “Stai zitto e ascoltami. Piuttosto, come caspita hanno fatto ad avere quei documenti?”

“Mi ha fatto capire tra una bestemmia e l’altra che venivano dall’alto,” confessa la talpa.

Siccome Angela è tosta ed è pure astuta come una faina, che di volpe ne abbiamo già una, una pulce le salta all’orecchio. Una pulce di Ewok, per l’esattezza: così, va da Rex.

“Per te è stata lei?” si domanda l’ometto sconvolto da tale imprevista rivelazione.

“E chi altri, sennò? Ti avevo detto di non farli vedere a nessuno, quei documenti!” sbraita Angela inferocita.

“Volevo proteggerti, Pamela ti voleva cacciare” si giustifica Rex proprio disperato. Ma che ci fa, su quella poltrona? Come gli è venuto in mente, di lavorare ai Servizi Internazionali di non si sa che cosa? Non poteva aprirsi un chiosco di grattachecca come gli diceva zio Oreste?

Insomma, grande è la delusione di questo impiegatuccio borghese che ha quasi mandato zampe all’aria l’indagine decennale di Angela. Siccome entrambi hanno ben chiari i loro ruoli, si interrogano sul da farsi.

E adesso?” pigola Rex tremante.

Tiro fuori Apostol alla svelta. Nuovo nome, nuova casa, così cerchiamo di renderlo pure un po’ meno burino. Forse riusciamo a salvare Pine, se credono che quel cafone è l’unica talpa,” riflette la donna.

apostol

La Burr prende le redini dell’operazione

Ma ahinoi, l’imprevisto è dietro l’angolo. L’Elfo chiama Angela. Juan e la sua cafonaggine dovevano essere su un volo per Istanbul, a quell’ora, invece l’avvocato ispanico è sparito. L’Americano, dunque, vola a Madrid.

Istanbul, finalmente.

madrid

È notte fonda. Quel figo di Pine dorme a quattro di spade avvolto solo da un lenzuolo di seta. Non russa, ovviamente, perché è troppo disperatamente fascinoso per farlo, e quando respira si alza lo Zefiro, ma qualcosa turba il sonno della spia: il telefono che squilla alle tre di notte.

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Pine dorme a quattro di spade verosimilmente senza pigiama

 

Chi sarà mai? Roper che gli suggerisce di mettere la canottiera della salute, che con gli spifferi gli prende freddo? Un call center locale particolarmente molesto? Angela Burr? Macché. La tostissima mica le farebbe queste demenze. È Jed, lettori cari.

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Jed fa l’appesto

 

Ma analizziamo meglio la scena. Il telefono squilla, e Pine, rimbambito dal sonno, cerca a tentoni la cornetta del telefono, tira giù due maledizioni random e risponde con un paio di consonanti, dato che le energie per dire “Pronto” non sono pervenute. No, non è vero, pronto invece lo dice, con la sua voce bassa e arrochita che wow. Ma riprendiamo l’uso della parola.

“Pronto,” brontola quindi in dormiveglia.

Silenzio. Ma anche Jed ha pensato wow, perché nella sua magione in quel di Maiorca sorride come una scolaretta di fronte, che ne so, ad un’immagine di Loki.

loki

E ricorda Lettore: Loki approva questa parodia!

 

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le telefonate tardoadolescenziali di Jed

“Jonathan,” mormora Jed.

Per la nostra volpe furba, la voce della stanga è l’equivalente di un secchio di acqua gelata in faccia. Dilata gli occhioni blu, verdi, grigi, insomma boh, e si tira su dal letto.

Paura, eh??

Paura, eh??

 

“John…” prosegue Jed mielosa, mentre disegna cuori col dito sulle coperte, “volevo solo sentire la tua voce, gioia” soffia quella cretina dall’altro capo del telefono e, precisamente, dal telefono di casa di Roper. La nostra volpe furba, ancora scioccata dalla rivelazione e intontita dal sonno, sbatte le palpebre. Poi, finalmente, tutte le aree del cervello escono fuori dalla fase R.E.M. “Jed, noi non dovremmo sentirci,” osserva. Quindi, le butta il telefono in faccia come se avesse ricevuto una chiamata dall’inferno.

Non c’è bisogno di essere una volpe furbe più di una volpe furba per figurarsi le conseguenze di quest’atto demente: ve l’immaginate? Sua Malvagità che, ricordiamolo, non lavora al Catasto ma fa il trafficante di armi a livello globale, riceve la bolletta del telefono. Spulciando il tabulato, oltre a trovare i numeri dei peggiori dittatori del mondo, trova una strana chiamata effettuata alle tre del mattino da casa sua, Maiorca, alla Turchia. Verso la stanza dove dormiva Pine. La scusa migliore da accampare, a questo punto, sarebbe “non riuscivo a finire il cruciverba,” fate voi.

Insomma, il nostro eroe attacca di corsa, memore di quella storia del filosofo Abelardo, stacca il filo al telefono e poco ci manca che non getta lo stesso nel gabinetto.

La stanga, dopo questo gesto, dimostra invece di non poter partecipare alle operazioni di spionaggio nemmeno in un gioco di ruolo.

Il sole, finalmente, illumina la bella Santa Sofia, che è una vita che non si chiama più così ma non ricordo l’altro nome, quindi lasciamo questo. Roper, Pine, Sandy e le murene si inerpicano su una scalinata.

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Verso l’infinito e oltre

 

“Dov’è quel burino di Apostol?” domanda quel figo di Pine.

“Apostol è fuori gioco, temo. Si starà sbattendo la sua squinzia chissà dove ascoltando musica orribile, temo. E neanche Apu c’è. Non ci serve nessuno, Pucci. Bastiamo io e te,” soffia emozionato con lo stesso tono disturbante che hanno le madri abbandonate nei film americani anni novanta prima di piazzarsi piangendo col figlio traumatizzato dentro una Cadillac sgangherata in mezzo al nulla.

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notare la perplessità di Pine

 

Dato che lo spagnolo è irreperibile, la nostra banda di delinquenti ha assoldato un altro legale. Costui, oltre ad essere autoctono, è un pignolo di categoria biblica.

pine

continua la perplessità di quel figo di Pine

Di fronte all’avvocato turco debbono firmare il rappresentante della banca che presta la pecunia, il rappresentante legale della Tradepass, cioè quel figo di Jonathan/Andrew, e un signor nessuno per la Farrago Holdings (la società di Sua Malvagità, che siede in disparte come fosse affetto da qualche tipo di demenza.)

I nostri furbacchioni vorrebbero firmare subito l’accordo e fare lo scambio di dinero, ma il Pignolo li interrompe. “Eh, mo’ subito. Questa è una transazione complicata, neanche so che state vendendo. Qui tocca che mi studio le carte,” bofonchia.

Sandy, che è uomo di mondo, abituato com’è a parlare con gente chic e nobile come lui, prova a risolvere, ma l’Avvocato Turco lo zittisce. “La prego, so quello che dico. Ma se l’esimio collega Apostol mi passa gli appunti, possiamo risolvere la questione questa mattina.”

Sandy e Roper si guardano. Recuperare quel cafone di Juan non è possibile, e così Longbourne insiste. “Apostol è indisposto. È per questo che siamo qui e paghiamo te, vile plebeo” soffia.

“Io non firmo carte in bianco,” taglia corto il turco puntiglioso come una zanzara.

Non sono in bianco, sono piene di scritte,” sottolinea l’ovvio Roper dalla sedia in cui è stato abbandonato.

La situazione, insomma, pare degenerare. L’Avvocato lascia pure il tavolo delle conferenze per poggiare le terga sulla scrivania padronale, e quei quattro tordi lo fissano senza ribattere una parola. È talmente tanto surreale, questa scena, che Frisky per smuovere la situazione, fa subito l’unica cosa che gli riesce oltre ad obbedire a Roper: mostra il pezzo.

Ma per fortuna, signori Lettori, c’è quella volpe furba più di una volpe furba, al tavolo. “Scusi, Commendatore,” dice alzandosi in tutta la sua radiosa e slanciata bellezza.

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volpe furba all’attacco

 

“Il fatto è che io nemmeno ho studiato per il compito in classe,” confessa quel figo di Pine. “Qui non stiamo scegliendo se concludere oggi o in futuro. L’unica opzione possibile è farlo oggi. A lei basti sapere che la Tradepass vuole acquistare dalla Farrago Holdings dei macchinari. Del resto, è una questione di fiducia. Io mi fido di lei, lei si fida di me,” dice sfoderando la classica ventiquattrore da gangster piena di moneta locale equivalente, col cambio attuale, a trentasette euro e cinquanta.

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Quant’è figo?

Il turco è estasiato. Di più, rapito, dal fascinoso carisma del bell’imprenditore. Lo fissa negli occhioni blu, verdi, grigi, insomma boh, ipnotizzandosi sulle sfumature cangianti delle iridi stupende di quel figo di Pine. L’affascinante ex portiere di notte continua la sua arringa.

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William Wallace intona il suo discorso (un omaggio a Tom, che è mezzo scozzese)

“Agonizzante in un letto, fra molti anni da adesso, sei sicuro che non sognerai di barattare tutti i giorni che avrai vissuto a partire da oggi, per avere l’occasione, una soltanto, di partecipare a questa fascinosa transazione?” dice, mentre in sala tutti si soffiano il naso commossi e già hanno imbracciato spade e picche. Ma l’opera di convincimento del nostro eroe non è finita, l’arma segreta non è ancora stata sfoderata: “È piuttosto semplice, bello,” conclude facendogli l’occhiolino.

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Ogni volta che Jonathan fa l’occhiolino, da qualche parte due unicorni si innamorano

È una mossa scorretta, anzi scorrettissima. L’avvocato turco si innamora seduta stante di Pine, e rimane per un momento basito e ammaliato dalla nostra spia fascinosa. Ma quella volpe furba non si arresta.

“Ci avevano detto che tu eri la persona adatta allo scopo di farci firmare quest’accordo fighissimo. Si vede”, dice chiudendo la valigetta, “che si sbagliavano.”

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Roper e i segni della demenza senile…

L’avvocato si ridesta improvvisamente. “No, no, che scherzi! Facciamolo!” grida quasi alle lacrime.

Che performance! Che classe! Partono cori da stadio, Roper si commuove vedendo quanto il suo Pucci sia stato così fascinosamente in gamba. Certo, io che sono maliziosa, voglio pensare che quei quattro tordi abbiano semplicemente voluto mettere alla prova l’ultimo arrivato della combriccola, altrimenti resterebbe un enigma capire in che modo Sua Malvagità sia diventato ricco e crudele com’è.

Il rappresentante della banca si risveglia dalla catatonia. “Prima di procedere, visto che il sig. Roper sostiene che la firma del signor Birch non è abbastanza virile, abbiamo optato per la fighissima scansione dell’iride blu, verde, grigia, insomma boh.” Piazza lo smartphone di fronte all’occhione cangiante di Jonathan Pine e gli scatta una foto.

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La scansione dell’iride blu, grigia, verde, insomma boh di Jonathan Pine

 

Un nanosecondo dopo, i contraenti firmano e Pine ne approfitta per vedere l’estratto conto della sua nuova azienda. E sorride soddisfatta, la nostra volpe, per l’improvvida fortuna.

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Che aria furbetta!

Conclusa la transazione, l’allegra combriccola di malviventi si reca giubilante al porto di Istanbul, dove li aspetta la mercanzia. Del resto, la prima cosa che fa una banda di teppistelli quando ingloba un nuovo membro, è trascinarlo in loschi acquisti. Anziché il biglietto del concerto dal bagarino locale o la cannetta dallo spacciatore della scuola, siccome qui le cose si fanno in grande, la transazione riguarda un arsenale militare tanto vasto da poter far guerra all’Impero di Darth Vader.

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ecco la nostra banda di delinquenti

Le murene in avanscoperta dimostrano di non possedere armi, mentre Pine, Roper e Sandy li aspettano dentro la macchina. Poi scendono tutti e si incontrano col capitano della nave, un marinaio russo ubriaco che si dimostra essere un caro amico di Longbourne. “Ah, signor Birch,” dice il lettone quando vede la nostra volpe furba, “lei è proprio un grande collezionista di trattori e di materiale agricolo eh? Lei vuole proprio sfamare il mondo eh?”

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Pine che si diletta con il nuovo giocattolo

Ma Pine non si tradisce, anzi. Giunto assieme ai suoi nuovi amici di fronte ai container, preme per vedere la merce acquistata. Siccome la Morte Nera viene venduta ancora da montare, il nostro eroe opta per un fucile dalla lunga canna che, nelle sue sapienti mani (è un ex soldato, ricordate?) fa lo stesso effetto figo di “Longue Carabine” Daniel Day Lewis ai bei tempi di The Last of Mohincans.

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Così, di fronte al sempre attentissimo Roper, che lo guarda con occhi colmi di soddisfazione e speranza, Pine si inventa anche imprenditore e testa l’arma, verificandone la componentistica ed il funzionamento con la stessa aria soddisfatta di un ragazzino che scarta i regali di Natale.

Ti piace, Pucci?” domanda Roper commosso.

“Tantissimo!” esclama il nostro altrettanto emotivamente coinvolto. Ma gli affari sono affari, e la transazione va effettuata, poiché senza pecunia non ci saranno armi. Nonostante siano tipo le tre del mattino, Longbourne chiama l’efficientissima banca. Risponde l’operatore che, al solito, anziché chiedere la svolazzante e poco maschia firma di Birch opta direttamente per la scansione dell’iride. Sebbene gli occhi della nostra volpe furba più di una volpe furba siano mezzi grigi, azzurri, verdi, insomma boh, il software riesce lo stesso a riconoscere la pupilla, anch’essa fascinosa, di Pine, permettendo così che avvenga l’operazione. Anzi, l’impiegato bancario, solerte come pochi, si fa passare al telefono il lettone che prima abbiamo spacciato per russo confermandogli l’avvenuta operazione. Che vi credete, mica è come quando li fate voi poveri comuni mortali, i bonifici online: mica dovete aspettare le ventiquattrore successive all’inserimento dell’operazione entro le 16,00 perché l’operazione abbia effetto.

Una volta che la pecunia ha transato da un conto all’altro, è ora di festeggiare. Quel gentleman del marinaio lettone ubriaco, tira fuori dalla giacca sozza una bottiglia elegantemente avvolta nella carta del pane, come suggerisce la moda P/E 2016 presentata su “Barbone Oggi.”

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“Grazie del presente!” mormora schifato Pine

“È vodka di mio paese, fatta da mio zio acquisito. È tua, signor Birch” dice soddisfatto il cugino di quinto grado di Ivan Drago.

ivan drago

il cugino del lettone, Ivan “io ti spiezzo in due” Drago

L’ex night manager più figo di sempre, si rigira il cotillon tra le mani. “Ma che pensiero gentile!” esclama fingendo soddisfazione.

“È di contrabbando,” puntualizza con una strizzata d’occhio il lettone. Segue una specie di festino triste al porto, dove le murene e Longbourne fraternizzano con i marinai lasciando Roper e Pine soli per una delle loro ennesime chiacchierate padre/figlio.

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Pucci e zio Roper. E l’olezzo delle cozze del porto

“Allora, come ci si sente ad avere, anche solo per un giorno, tante armi da poter scatenare una guerra?” domanda Roper profittando della vodka lettone.

“Un po’ come Darth Vader, ma senza spada laser” confessa Pine figo come sempre anche nel peggior porto del Bosforo.

darth vader

cantate la marcia imperiale, su

“Uhm,” valuta Roper. “Sicuro che non vuoi?” domanda indicando il bicchiere pieno di vodka di dubbiosissima provenienza.

Temendo che il liquore losco preso così, a stomaco vuoto, possa fargli acidità, il nostro eroe declina con britannica cortesia.

Roper si scola mezzo bicchiere di liquore che, in effetti, più che vodka sembra grog, pentendosi amaramente della scelta fatta, e Pine, furbo come suo solito, ne profitta per buttare in caciara qualche domanda.

“Dove vanno tutti i camion?” domanda fischiettando.

“Uh. Vanno al rifugio,” spiega Sua Malvagità le cui pareti interne dell’esofago già sfrigolano. “Ti ci porto domani in aereo, Pucci, l’acquirente ci aspetta lì” lo rassicura. Poi inclina la testa, e lo fissa in quegli occhioni blu, grigi, verdi, insomma boh.

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roper fissa pine

“Avevo dei sospetti su di te,” confessa il supercattivo (ogni tanto è bene ricordarlo), “ma vedi, il sospetto fa parte del mio mestiere. È scritto così a pagina 23 del Manuale del Perfetto Villain,” spiega in fretta di fronte all’occhiata puccettosa che gli lancia Jonathan per farlo sentire in atroce colpa. “L’astio di Corki a volte può essere contagioso. Anche se, nel suo caso, più che astio è desiderio,” ammette infine. E mentre Pine ritorna con la mente a tutti quegli indimenticabili instanti in cui Corki ci ha provato biecamente, Roper infierisce.

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Pine lusingato

“Non so che cosa farebbe per una notte con te,” dice, lusingando il nostro eroe che, a sapersi così conteso, ridacchia sotto i baffi. “Anzi,” si corregge Sua Malvagità, “lo so cosa farebbe: te lo metterebbe in conto spese: stappa la bottiglia, lo chiama, cento dollari a colpo.” Pine ride mentre un brivido gelido gli corre per la schiena, e Roper continua a fantasticare sull’improbabile coppia. “Forse qui costa di meno, dato il cambio. E tu, dimmi, che gusti hai? Uomini, donne, giovani, vecchie, puoi avere tutto,” dice Roper sorseggiando quel miscuglio letale tra vodka e grog che può portare solo sbornia e coliche in egual misura.

“La tua ragazza in effetti mi fa sangue,” pensa Pine ma, dato che non può confessare al malvagissimo questa simpatica cosa che loro due hanno i medesimi gusti in fatto di ragazze, si finge monaco benedettino.

“Ma no, zio Rooper, sto bene così,” nicchia.

La cosa però insospettisce l’Uomo più Malvagio da qui a Nettuno (pianeta, non cittadina sulle coste laziali). “Non bevi, non copuli, io non so se posso fidarmi di un uomo che non ha voglie.”

Pine riflette un secondo sui pro e i contro che deriverebbero dal confessare di che tipo siano le voglie verso cui è attratto, ma poi, ritenendo che la scoperta del palco di corna gentilmente donatagli da lui e da Jed non miglioreranno l’umore dell’uomo, lascia stare. Gli dovesse peggiorare l’acidità.

“Ah beh, stavolta dovrai farlo,” mormora fascinoso mentre l’olezzo del porto li investe con una zaffata di pesce marcio.

“Non sono obbligato: scelgo di farlo,” puntualizza Roper, che ha già pensato di intestargli la casa di Maiorca, a Pucci suo.

Londra, mezzanotte.

Angela e la stagista sfigata sono ancora in ufficio. La povera ragazza, palesemente sfruttata fino al midollo, profitta dell’ora tarda per domandare alla tostissima cosa ci facciano, ancora lì a quell’ora.

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l’ufficio di Angela, ricco di effetti speciali

Ma lei, un casa non ce l’ha?” mormora fissando la pancia sempre più prominente della Burr. Perché la donna, è visibilmente incinta. Eppure, nonostante non possa bere alcool e le caviglie siano gonfie come cotechini a Capodanno, lei è lì, inamovibile.

“Il signor Burr sa chi ha sposato e perché lo faccio, e deve solo pensare a pulire casa e a fare il risotto,” sentenzia la donna alfa. “Sa che gli darò un figlio, ma ce deve sta’, e zitto,” mormora con la consueta dolcezza. Poi, parte a spiegare perché in ufficio campeggia una gigantografia di Roper centrata da mille freccette. Agli inizi degli Anni Duemila, mentre consumava la sua liason illegittima con l’Elfo Americano, Angela era sempre in prima linea. Al tempo faceva un lavoro a caso all’ONU. Durante la festa dello sport tenutasi in una scuola di ragazzini già piagati dalla guerra, un infame fece esplodere delle armi modello piaga biblica.

“Era Roper?” domanda la stagista sfruttata con le lacrime agli occhi.

“No,” dice la Burr, “ma lui era lì, accanto a me, con la calcolatrice in mano che si grattava il mento e faceva i conti. E zac! Due settimane dopo, vendeva lo stesso tipo di ordigno!” piange la Burr. Oh, gli sbalzi ormonali ce li ha anche lei, che credete. Il momento drammatico viene interrotto da una telefonata di Singhal, il poveraccio dipendente della Burr, spedito per l’occasione appresso a Pine. “C’è un problema” dice agitato alla stagista sfruttata.

Istanbul, peggiore porto del Bosforo, gemellato con Caracas.

È quel momento intorno all’alba in cui non lascereste il vostro letto nemmeno in caso di sopraggiunta Apocalisse. Quel figo assoluto di Pine dorme, come suo solito, a bocca aperta e senza pigiama tra le lenzuola di seta del letto ma, come al solito da quando sta in questo albergo, i suoi placidi sonni vengono interrotti dal maledetto telefono che suona.

the night manager

non l’ho messa due volte per sbaglio

Lui salta sul letto smadonnando, stavolta veramente, che non se ne può davvero più di queste chiamate antidiluviane. Cerca il telefono a tentoni, rovescia mezzo comodino ma, alla fine, risponde.

the night manager

Le imprecazioni di Pine travalicano lo schermo

Lo ritroviamo la scena successiva che esce dall’ascensore mentre si sistema le braghe e s’avvia lungo il corridoio  dell’hotel dedicato ai poveri morti di fame.

the night manager

Pine si sistema le braghe

“Che cappero combini?” domanda Singhal che voleva profittare dell’operazione Limpett per fare il turista e, invece, grazie alle bravate di Pine, gli tocca lavorare in una squallida stanza di un hotel turco in cui le uniche camere decenti sono quelle prenotate da Andrew Birch e compagnia cantante. Camera che, oltretutto, deve dividere con la rossa triste e una comparsa a caso.

La nostra fascinosa spia gli rivolge un’occhiata altezzosa, carica di principesca alterigia. In cosa lui, apprendista di Sean Connery, avrebbe sbagliato?

james bond

il mentore di Pine

La comparsa spinge play sul pc e parte la voce di quella stanga di Jed che miagola al telefono. Mentre i due uomini fissano Pine con odio rabbioso, una menzione a parte dedichiamo alla rossa che lancia un’eloquente occhiata d’approvazione a quel figo di Jonathan. Lei lo sa, che il primo dovere di una spia che si rispetti è di andare a letto con tutte le protagoniste femminili della vicenda, e si candida chiaramente al ruolo.

the night manager

Eh, quel figo di Pine colpisce ancora

La nostra volpe furba più di una volpe furba, tuttavia, vive un secondo di imbarazzo.

Embè?” domanda retorico Singhal che vorrebbe dimostrare di avere una spina dorsale e di essere il capo della situazione.

Embè che?” risponde Pine con il vecchio trucco dell’adolescente arrogante.

“Stai avendo una relazione con quella ragazza?” domanda isterico il poveretto, cui sta penosamente sfuggendo di mano la situazione.

Embè? Mica sono fatti tuoi” risponde di nuovo la nostra volpe furba più di una volpe furba come un bullo di periferia.

Dato che la situazione è ingestibile e Pine non si sottomette alla sua autorità, quel pavido di Singhal opta per il piano B. Chiama di corsa Angela, e il nostro eroe lo fissa con l’odio del liceale cui vengono chiamati i genitori perché ha fatto sega a scuola.

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tana per pine!

“Ora ascoltami bene, Jonathan,” tuona la Burr. “Ora torni in camera, prendi tutti i tuoi soldi, che così ci paghiamo pure qualche straordinario noi qui, e poi molli tutto. Dopodiché scendi nella hall, dove quei tre barbagianni che vedi seduti di fronte a te ti caricheranno su un tassì diretto all’aeroporto.”

“Perché dovrei?” s’inalbera Pine.

“Dobbiamo farti sparire, volpe!” spiega Angela col principio di un embolo, “perché hai mandato tutto all’aria!”

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La sta prendendo sportivamente. Come no!

“Ma anche no!” replica Pine tenendo testa alla tostissima. Facile la vita, quando c’è mezzo continente a dividervi, eh Jonathan?

“La sua ragazza, quella deficiente, ti chiama da casa sua a notte fonda e credi di essere al sicuro?” domanda la Burr lasciando solchi sulla scrivania con le unghie.

“Dirò che le serviva la soluzione al cruciverba,” risponde pronto quel figo di Pine. “Senza di me, non avete niente,” precisa il nostro, i cui riverberi del sole ormai sorto fanno splendere gli occhioni di sfumature decisamente verdi.

“Ma almeno non avremo mandato a puttane l’operazione,” tuona la Burr, giunta ormai al turpiloquio.

jonathan pine

Pine insiste con Angela

“Senza di me, non c’è nessuna operazione” s’impunta Jonathan. “Le armi sono state scaricate da una nave, la Leila Jane nel porto di Istanbul,” spiffera. “Ora le stanno portando in un luogo che chiamano il Rifugio. E oggi mi ci portano! Se resto con loro, dopo il gelato al pistacchio posso portarvi alle armi, e potrò consegnarvi Roper e quei sozzoni degli acquirenti colti sul fatto. Senza di me, non avete una fava! Non potete arrestarlo per possesso di armi, perché lui non figura da nessuna parte!”

Ma ahinoi, doveva fare la video chiamata alla Burr. Senza gli occhioni e la sua bellezza trascinante, è difficile, per Jonathan, convincere la capa a lasciarlo giocare ancora con zio Roper. “L’affare andrà in porto, e voi non avrete i mezzi per fermarlo! Mi sbaglio?”

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lo stress

La Burr conta fino a duemilanovecentotrentanove. Poi sospira. “Devi andare via,” sillaba, “è un ordine.”

Pine stizzito se ne va pieno di rabbia adolescenziale, mentre Singhal, ora che il lavoro sporco l’ha fatto Angela, finge di contare qualcosa e, come il chihuahua che abbaia dietro al cane lupo inferocito, insiste. “Nella hall tra cinque minuti, e bada che ti interrogo!” gli grida dietro.

Eh, Jonathan. Oggi hai perso, ma non vuol dire che debba piacerti. E, infatti, non gli piace.

Indiana Jones

Ecco come Indy ottenne il cappello

Madrid, esterno della residenza cafona di Juan Apostol.

L’Elfo Americano, cresciuto come nel peggiore dei cliché, in un quartiere ghetto degradato di New York, vìola la proprietà dell’avvocato.

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l’elfo infrange la legge

Trova i resti mezzo marciti del solito festino sozzo e burino, commenta schifato l’arredamento kitsch della casa. Infine, in un tripudio di mosche, trova il burino e la fidanzata orribilmente trucidati, in un lago di sangue.

Che schifo,” commenta andandosene.

Istanbul, per l’ultima volta.

Pine è tornato lesto nella zona dell’hotel adibito ai ricchi. Anziché infilarsi in camera sua e raccogliere nello zainetto le sue cose, va in camera di Roper, che ancora dorme il sonno degli ingiusti. Che è meglio di quello dei giusti, dato che è in una suite da nababbi.

Tabbies, la murena numero 2, gli blocca l’accesso. “Il capo dorme,” tuona.

“Ecchisene, sveglialo,” ribatte Pine, torvo.

Tabbies apre la porta con la coda tra le gambe, mogio mogio. “Scusami, capo,” mormora sperando che il suo gesto irrispettoso non porti a tremende punizioni corporali. Sua Malvagità esce quindi dalla sua suite, avvolto come al solito nell’orrenda vestaglia da gestore di un bordello di Caracas. “Che diavolo succede?” tuona dopo aver passato una notte a pentirsi della pessima vodka trangugiata.

È il momento di Jonathan. Sospira, prende una pausa, gira di qua e di là gli occhioni cangianti. “Ci stanno spiando,” svela infine, fingendo preoccupazione.

Roper lo fissa come se avesse due teste dato che, come la Cicala Claudia, detesta chi gli parla prima di bere il caffè ma, esattamente come la Cicala Claudia, è vittima del fascino di quella volpe furba di Pine, quindi non lo maledice in sanscrito e norreno, come meriterebbe per aver fatto casino di prima mattina, ma gli conferisce il beneficio del dubbio.

Che vuol dire?” domanda rincretinito.

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i primi segni della demenza senile di Roper

“Ci sono un uomo e una donna,” spiega quel figo di Jonathan facendogli un disegnino, “lui è asiatico, sui trentacinque, lei è sulla quarantina. Sono nella hall. Mi ci gioco i gioielli di famiglia che sono della polizia,” spiega il nostro eroe, cui piace vincere facile.

“Come fai a saperlo?” domanda Roper che, privo della giusta dose di caffeina, si conferma più tonto del solito.

Jonathan borbotta una frase fatta come “Eh, quando passi una vita a scappare, riconosci certe cose, come quella volta che ho portato in salvo l’antico vaso. E poi, oh, ce l’hanno scritto in fronte. Polizia. Manda la murena Tabbies a controllare,” lo incita Pine.

antico vaso

antico vaso

“Evvabbè Tabbies, mentre scendi a prendermi la colazione buttaci un occhio” concede il malvagissimo.

Lo sgherro si appropinqua e, lanciando uno sguardo nella hall, vede Singhal e la rossa che cercano Pine, loschissimi. La loro capacità mimetica, seconda solo a quella di Marcus Brody in Indiana Jones e l’Ultima Crociata, e quel simpatico dettaglio dell’insegna al neon che indica “poliziotti sotto copertura,” convince Tabbies a cambiarsi le mutande e ad avvertire Roper. Non in quest’ordine però.

Marcus Brody

Marcus Brody

Capo, capo! Sono proprio poliziotti,” grida al cellulare.

Pine esulta mentalmente e fa gli occhioni da gatto a Roper, che ordina l’evacuazione immediata dall’hotel nel tempo olimpionico di due minuti e ventotto secondi. Due minuti più tardi, carichi di valigie come la principessa Vespa in un mondo lontano lontano, la nostra banda di delinquenti inforca le scale di servizio che portano opportunamente al garage dell’hotel, tra lo spaesamento di Sandy, relegato nella macchina degli sfigati e l’agitazione di Frisky.

Ma nella hall, sebbene si siano accorti della telefonata di quella polla di Jed con ventiquattrore di ritardo non sono intenzionati a lasciarsi scappare Pine, altrimenti chi la sente la Burr? Quindi la comparsa riappare, smartphone alla mano.

“Eccone un altro!” esclama la nostra volpe furba come una volpe furba che, per l’occasione, sta sfoggiando le competenze apprese durante la visione di “Mamma ho perso l’aereo,” dato che i blue-ray dell’opera omnia di Michael J. Fox cominciano a mostrare segni evidenti di usura e consunzione.

L'ispirazione di Pine

L’ispirazione di Pine

Sferrati due pugni al collega dell’intelligence – che, visto cosa è successo nel corso dell’episodio due può ritenersi fortunato, sotto gli occhi idolatranti di Sua Malvagità che ha ormai trovato il suo Delfino, Pine salta sulla macchina più o meno in corsa e, insieme ai suoi nuovi amici, sfreccia per le strade della città. Quell’anima in pena di Singhal giunge appena un attimo dopo, giusto in tempo per raccattare dal suolo il collega tramortito e assaggiare la polvere di Roper.

Ma il momento peggiore, amici Lettori, arriva adesso. Singhal sospira, piglia il telefono e chiama Angela.

È scappato,” soffia.

“Cosa??” sibila Angela. Troppo inferocita per insultare il sottoposto, gli attacca il telefono in faccia e produce una crepa nella scrivania con un pugno secco, maledicendo tutti i protagonisti di questa avvincente serie e fissando il suo ufficio con odio profondo.

angela burr

Angela Burr si trasforma in Crudelia Demon

Nei prossimi episodi:

dove dopo aver scoperto i due poliziotti tonti, Sua Malvagità comincia a dare i primi segni di arteriosclerosi e demenza senile. Tuttavia, niente può impedirgli di portare il suo Pucci (Jonathan Pine) a vedere quel bel posto pieno di delizie che è il Rifugio.

N.d.A.

Caro Lettore che sei giunto fin qua, mi auguro, come al solito, che questo lungo episodio ti abbia divertito, e ti ringrazio per aver avuto il coraggio di leggere codesto papiro. Le avventure di Jonathan Pine sono quasi giunte al termine, ma non temere. Le Cicale ne sanno una più del diavolo, e non vi lasceremo orfani tanto presto, muwahaha (risata malefica di sottofondo). Oltre a ringraziare, come al solito, la Cicala Sara per il sostegno, dato che oggi ricorre l’anniversario della laurea della vostra Claudia, voglio dedicare codesto episodio alle anime perse che, assieme alla sottoscritta, vagarono con me in Facoltà ai bei tempi e, in particolare, Sara (ancora), Roberta, Elisa. Ma un ringraziamento “specialissimo” va anche a tutte voi che avete commentato su fb (eh sì, esiste la pagina delle Cicale Chic), Twitter, (come siamo social) e qui sul blog medesimo. E a Franz, uno dei nostri primi fan e fervente sostenitore.

Vostra,

Claudia

4 Commenti

  1. Mirosa 1 Giugno 2016
    • Cicale Chic 1 Giugno 2016
  2. Paola 6 Giugno 2016
    • Cicale Chic 6 Giugno 2016

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