The Night Manager: Pine, la spia che ci provava

 Attenzione: quel figo di Jonathan Pine, oltre ad ipnotizzarvi di fronte alle sue foto per ore, facendo sospettare chi vi sta intorno che siate caduti in stato catatonico, provoca dipendenza. La visione di The Night Manager può provocare insonnia, accessi di grafomania e necessità di cercare in maniera spasmodica immagini o interviste sullo stesso. Tenere fuori dalla portata dei bambini. Non altera l’uso di mezzi di precisione o della guida di autovetture, tuttavia si sconsiglia vivamente di fissare foto di Tom Hiddleston durante tali attività. Nella sua forma più acuta, potreste ritrovarvi a scrivere parodie come la sottoscritta, che ha vergato ormai decine di pagine word (episodio 1 parte 1, episodio 1 parte 2, episodio 2 parte 1 e  parte 2 e episodio 3 parte 1).

Nelle puntate precedenti: anziché sbattere Pine e la sua strana storia fuori casa, al freddo e al gelo sotto la pioggia, il perfido Richard Roper, conquistato dagli occhioni blu-verdi-grigi, insomma boh di Jonathan Pine, lo adotta, mollandogli quel tesoro del figlioletto. Il suddetto, un po’ per vendetta nei confronti del padre che non gli ha pescato un calamaro, un po’ perché Pine gli ha comprato un cono al pistacchio, gli rivela tutti i segreti della casa di Sua Malvagità. Riuscirà il nostro eroe a sventare il traffico ignominioso di Roper? Ai posteri l’ardua sentenza.

“Non dire una parola,” questo è stato il commento della Cicala Claudia al fidanzato di fronte alla sottostante foto qui riproposta, casomai vi fosse sfuggita.

Jonathan Pine

Jonathan Pine, quel figo spaziale.

Questa scena ai fini della storia è inutile,” ribatte lui asciutto. E prosegue. “Certo eh, chiamali scemi. Hanno messo come protagonisti Tom Hiddleston e dottor House, così coprono il 100% delle spettatrici femminili,” aggiunge quasi rapito da tanta astuzia. A chi se lo stesse chiedendo, alla fine ce l’ho fatta ad andare dal parrucchiere. E l’ho fatto nei miei soliti orari border-line, in piena ora di pranzo. E il moroso? Mi ha chiamato che avevo il bayalage in posa. “Amore, sono dal parrucchiere. Mezz’oretta e ho fatto.” Bugia. Atroce menzogna, ovviamente. E The Night Manager? L’ho visto, signore e signori, l’ho visto. Le Cicale Chic la sanno lunga, che credete.

The Night Manager episodio 3 parte 2: Pine, la spia che ci provava

I festoni, a casa Roper, sono una figata. Bella musica, stuzzichini niente male, panorama da pubblicità. Sono gli ospiti il problema. Anzitutto, è pieno di trafficanti vecchi e brutti. C’è quell’uomo finora inutile di Sandy con la moglie depressa, i marmocchi e la ragazza baby sitter di giorno e peripatetica di notte, c’è Juan lo spagnolo, c’è Apu l’indiano. Viva la fiera dei luoghi comuni. In mezzo a tutto questo divertimento scivola pure la nostra volpe furba più di una volpe furba. Abituato a muoversi come un’ombra in mezzo alla gente, quel figo di Pine approfitta della confusione per farsi una ricca padellata di fatti suoi. Si guarda attorno con fare losco, e si avvicina alla camera da letto di Sua Malvagità. La stanza padronale, come segno di riconoscimento, ha un pezzo di cima azzurra legato alla maniglia. Casomai Pine si sbagliasse ad entrare.

Jonathan, dunque, si avvicina alla porta, e sente la voce di Jed che parlotta al telefono. In effetti, la bella stanga sta conversando col figlioletto che ha lasciato a quella megera orribile di sua madre e, tanto per non dare ulteriori stress alla povera creatura, piange. “Ti piace la maglietta di Thor che ti ho mandato? Sì? Vuoi pure il martello?” dice in quel confuso stato emotivo in cui mai un genitore dovrebbe mostrarsi ai propri pargoli.

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Jed piange al telefono

Ovviamente, come sua abitudine, la nostra amica è completamente nuda. Casa è piena di gente, ci stanno gli ospiti, Corki è già ubriaco, ma lei, che è superiore a questa cosa retrograda e borghese della necessità di indossare le mutande, sta così, nuda sul letto. Ed è esattamente in questa posizione che la becca Pine.

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Eccolo, il nostro eroe che ha dimenticato l’antico uso di bussare alla porta!

La nostra spia, difatti, apre la porta e la scena che gli si presenta davanti è questa: Jed, nuda di spalle. La faccia che fa il Pine, è semplicemente, impagabile. Siccome è un signore, chiude la porta senza farsi notare. Poi, però bussa e la riapre. Jed si volta inorridita, mostrando a Pine pure quello che non aveva ancora visto ma, badate bene, senza coprirsi.

“Sono venuto a dirti che gli ospiti sono arrivati, sono già mezzi ubriachi,” dice, esultando mentalmente per il bassissimo senso del pudore della modella.

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Che faccia contrita, eh?

Ignaro di tutto, Roper sollazza gli ospiti. Illustra il gioco delle tre carte ai ragazzini presenti, badando bene di sottolineare l’inettitudine del figlio. “Guarda bene, Danny” dice con lo stesso tono di voce inquietante con cui Jack Nicholson chiamava Wendy in Shining. Attento, Richard: tuo figlio già ha spifferato tutti i fatti i tuoi a Pine per mezz’ora che gli ha dedicato, se lo umili di fronte ai suoi amici quello prima si fa venire i complessi, poi ti diventa un pazzo criminale peggio di te. Uomo avvisato…

Mentre Jonathan vaga senza un apparente senso durante la festa e Jed fa la bella statuina (vestita, stranamente), accanto a Roper, Juan ormai alle dipendenze di Angela, inizia la sua opera di demolizione dall’interno di Richard. Lo scopo della sua missione è allontanare Lance Corchoran/Tom Hollander-Iago/Corki, da Sua Malvagità. Prende da parte Sandy, il più stupido della combriccola, e gli dice che il suo amico Apu, l’acquirente, non vuole far nulla con Richard finché c’è Corki in giro. Il Colonnello degli hobbit, difatti, ha la sbornia allegra e ciarliera e, in più è sempre ubriaco.

Il fatto che, mentre Juan fa notare queste cose a Sandy, Corky sotto di loro stia orinando sullo strapiombo della piscina assieme ai suoi due toy boy non depone a suo favore, va detto.

Sandy corre da Roper e riferisce tutto, e allora Sua Malvagità, l’uomo più cattivo da qui al primo Buco Nero e ritorno, cosa fa? Si infila un cubano tra i denti, si affaccia dalle finestra, dove Corki ancora sta espletando le sue funzioni, e ordina a Frisky e Tabbies (ebbene sì, hanno battezzato pure il secondo) di mandare via il piccolo uomo nel modo più chiassoso possibile. A questo punto, facendo due più due e sommando anche tra parentesi l’occhiata esplicativa che si rivolgono i due amiconi, è palese e chiaro che questi lestofanti sono d’accordo.

Da brava spia, Jonathan Pine che sta facendo, intanto? Gozzoviglia. Fortuna che quella gatta morta di Jed lo punta e decide di smuovere la serata. “Amoruccio, porto Thomas a fare una passeggiata,” trilla, e trascina il nostro eroe sulla battigia. È il tramonto. Jed e Pine camminano scalzi sulla sabbia, ignari del fatto che è una misura cretina da prendere. Vi ritroverete la sabbia dentro le scarpe lo stesso, per sempre, perché è umida e non se ne andrà sbattendo i piedi. Affari vostri.

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Ecco Jed che prova ad acciuffare la sua preda

“Chi è tutta quella gente?” domanda con finto disinteresse la spia più figa di sempre.

“Ah, boh. A me Richard non dice mai nulla, mica so tutto come la moglie di Sandy,” fa la vaga.

“Ma che fanno?” insiste Pine.

“Ah boh. Commerciano in attrezzature agricole,” bofonchia Jed cui proprio non può fregare di meno di come Sua Malvagità si guadagna i soldi che lei si adopera a spendere.

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I due belli camminano sulla spiaggia

Il mare è una tavola. I due belli camminano e parlano del più e del meno, mentre l’acqua salmastra bagna i loro piedi e infradicia pesantemente il vestito di chiffon di Jed che se ne frega altamente, tanto l’ha pagato Roper, e avanza come una dea uscita dalle acque, dato che la fisica e il fastidio della gonna bagnata non possono tangere una bella come lei.

“Non devi dire a nessuno quello che hai visto oggi,” dice ad un tratto seria.

Che ti ho vista nuda?” ricorda lui con estremo tatto.

“No,” risponde lei scandalizzata dalla mentalità piccoloborghese del nostro ex night manager. “Di quello non mi importa nulla,” sottolinea. Guarda Jed, non l’avremmo mai detto. “Mi importa se qualcuno mi vede piangere,” puntualizza.

“Ah perché piangevi?” risponde il nostro eroe, che non avrebbe riconosciuto nemmeno un Wormhole nella stanza.

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Ecco Jed un nanosecondo prima di togliersi il vestito. Concentratevi su Pine.

“Vieni a farti un bagno?” dice ad un tratto, e zac! Via il vestito con un semplice gesto (lei è maestra in quest’arte, la insegna in qualche università), di fronte ad un Pine talmente pietrificato che a stento smette di guardare – ma gongola, oh se gongola, si sfila le insopportabili mutande e si immerge fino alla coscia. Poi si gira. “Vieni anche tu?”

“Eh. Mi sa che non è il caso,” soffia lui ricordando le tesi di Pietro Abelardo.

“Non ti va di farti un bagno?” dice lei.

“Non è questo il punto…” prova a controllarsi lui.

“L’avevo capito,” ribatte lei maliziosa e piccata. “Che noioso! Quand’è che ti divertirai un po’, Gioia?” dice lei tuffandosi.

Eh,” dice lui fissandola in maniera più che esaustiva.

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Ehhhh Pine, ce la vorremmo godere questa vita, eh?

È notte fonda. L’immagine conturbante di Jed che si fa il bagno in stile Laguna Blu ha turbato profondamente il nostro Jonathan, che si sveglia come un sedicenne alla prima cotta. Ma, sgranando i suoi occhioni, cosa vede nel buio? Sean Connery, con un martini Vesper agitato, non mescolato, in mano e la sigaretta che gli penzola dalle labbra. Ma non è il vegliardo padre di Indiana Jones, né l’attempato signore che ha smesso di recitare dopo quell’ignominia di film che fu La leggenda degli uomini straordinari. È lo Sean degli anni Sessanta: la spia al servizio di Sua Maestà, cui Daniel Craig e Pierce Brosnan spicciano casa (modo di dire romano per indicare la totale supremazia e predominanza sull’altro.)

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Sono Bond. James Bond

Maestà!” esclama Jonathan tirandosi su dal letto in fretta. Che sia un’allucinazione? Che abbia mangiato troppe mazzancolle?

Io sono Bond. James Bond,” soffia l’apparizione mistica in tuxedo fissandolo torvo.

“Che aspetto meraviglioso che ha…” mormora Pine, rapito nell’estasi della contemplazione.

“Certo. Sono frutto del delirio di quella psicopatica dell’Autrice. Questa scena nell’episodio non c’è,” spiega la spia che non deve chiedere mai soffiandogli in faccia una nube di fumo.

Sean Connery

Sean Connery interpreta uno dei James Bond più iconici

“Ah, ok. Ma guardate, Eccellenza che ci sono in lizza anche Idris Elba e Tom Hardy,” nicchia Pine, “sono solo rumors,” aggiunge imbarazzato.

“Ma con te si svecchierebbe un po’ il franchising, no? Magari, per vedere il figo che sei, gente sotto i quarant’anni andrebbe al cinema a vedere le mie avventure. Sennò tra dieci anni facciamo che le storie di James Bond si svolgono al reparto geriatria. Te l’immagini? James Bond: dall’osteopata con amore. Però, Tom, o Jonathan, o come vattelapesca vuoi che ti chiami, che stai a fa’? Stasera mi hai deluso.”

Pine sgrana ancora una volta i suoi occhi blu-verdi-grigi, insomma boh che, come sappiamo, sono una delle sue armi temibilissime dopo il sorriso Ammazza Cicala. “Come deluso, Santità? Ho scoperto il rifugio segreto di Mr. Roper, mi sono fatto adottare…”

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Gli occhioni Ammazza Cicala di Tom/Jonathan

L’apparizione mistica di James Bond vorrebbe dare una testata contro al muro. “Con la ragazza, dico! Guardami! Guardami! Che faccio io nei miei film?” sbotta.

Jonathan risponde lesto. Questa la sapeva. “Sventa i piani di distruzione dei suoi nemici e, così facendo, salva il mondo?”

“Anche,” concede la Spia Alfa. “Ma principalmente, mi ubriaco, fumo e vado a donne, prevalentemente bellissime e ammanicate col nemico. E tu? C’è Jed che ti invita a fare il bagno, e te stai lì come uno stoccafisso,” conclude sconsolato.

“Ma io ci tengo ai miei gioielli, Eminenza,” prova a spiegare il nostro eroe cui è già stata fatta abbondantemente presente la sportività di Roper.

Il manrovescio di James Bond arriva un nanosecondo dopo. “Questo è per la tua bestemmia!” esclama.

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“Questo è per la tua bestemmia!” grida Connery all’altro mito della Cicala, il giacca-di -pelle-vestito Indian Jones

Ma Sire…” boccheggia il nostro eroe.

“Bada, Pine. Ho schiaffeggiato Indiana Jones per molto meno,” l’ammonisce l’agente segreto minacciandolo col dito. Ma poi, colpito anche lui dallo sguardo Ammazza Cicala, sospira. “Pine! Jonathan Pine! Sei l’eroe della storia, mica Theon Greyjoy. Cosa direbbe di te, Michael J. Fox, eh? In Amore con interesse andava con la ragazza del riccone, te lo ricordi?”

michael j. fox

Michael J. Fox, padre putativo di questa parodia

“Sì! Ma ora che non sono più portiere di notte, ho perso la mia guida!” spiega il nostro eroe sconsolato.

Connery/Bond sospira. Bisogna avere pazienza con le nuove generazioni. “La tua guida, da adesso in poi, sarà Il segreto del mio successo, dove Michael J. Fox entra in ditta come facchino e ne esce megadirettore. Ora va’, mio erede. E ricorda la regola della spia perfetta che ho scritto a pagina 5841 del Manuale della Perfetta Spia.”

Ogni lasciata è persa?” domanda Pine con un’alzata di sopracciglio.

“Sì, bravo,” sorride Bond scolandosi il martini Vesper.“Vedi che saresti proprio un ottimo erede? E la seconda?”

“Non farti beccare?” tenta la fortuna Jonathan

“No,” spiega Bond, “quello stai tranquillo che prima o poi succede. Sii figo, Jonathan. E segui Michael J. Fox.

Mentre Pine è vittima di allucinazioni mistiche, a Londra il capo di Angela viene minacciato e intimidito dalla perfida giubba rossa Randall di Outlander. All’interno del covo di spie a Londra, difatti, c’è una quinta colonna che effettivamente nutre dei sospetti sul fatto che Angela stia facendo un buco nell’acqua. Randall, fedele al personaggio fino in fondo, tenta infine il tutto per tutto offrendo una tangente megagalattica al capo della Burr per tradirla. Ma il buon uomo, che va in bicicletta e mangia coniglio la sera, non si fa intimidire.

Anche Pine sta lavorando alacremente. Nella fattispecie, ha i piedi ammollo in piscina e si gode il sole. Dato che è un uomo previdente, tuttavia, si è portato la crema solare 50+. Il problema è che accanto a lui c’è quella menagrama d’una menagrama della moglie di Sandy. Il dramma principale di questa donna non è tanto che il marito vada in giro con un cartello al collo con su scritto “vado a letto con la baby sitter,” cosa lampante dalla sua prima apparizione, ma che è triste. Dentro. “Sai Thomas,” inizia la tipa con fare lamentoso, “tu mi piaci. Vedi tutto e non dici niente,” esordisce. Poi si volta. “Mi metteresti la crema sulla schiena? Prometto che non ci proverò,” giura.

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La menagrama d’una mengrama

Quel figo di Pine mostra una certa ritrosia: forse non si fida delle promesse della donna, dato che tutte le femmine apparse in questa storia – e non solo, impazziscono per il nostro eroe e fanno un punto d’onore il portarselo a letto. Poi pero, mosso a pietà, si abbassa a spalmare la protezione sulla schiena della donna. “Io sono molto infelice,” esordisce a questo punto nonostante l’immane fortuna con cui la Divinità l’ha graziata concedendole la vista della spia fascinosissima.

Jonathan, che è una volpe furba più di una volpe furba, deglutisce e sta zitto. Giunti a questo punto non può che ascoltare l’immane filippica di quell’appesto di donna che gli dice tutte le cose che già sappiamo sia noi che il nostro eroe. Che il marito è un disgraziato trafficante di armi, che la baby sitter è una prostituta, che lei è infelice. Nonostante il silenzio del nostro eroe, la donna prosegue nel suo tirare in ballo tutti i traffici loschi fatti dal marito e da quel Maestro di Cattiveria di Roper.

Ma Jed lo sa?” s’informa Jonathan con un filo di preoccupazione. Di tutti gli altarini svelati dalla donna, difatti, a Pine non frega nulla. Un po’ perché già ne è a conoscenza, essendo una spia infiltrata furba più di una volpe furba, un po’ perché in effetti, vuole fare bella figura con l’apparizione mistica di James Bond, casomai tornasse.

“Uhm no, quella è una polla, non ha capito niente,” conferma la moglie di Sandy. Poi si volta, e fissa Pine nelle palle degli occhi. “Pensi che dovrei dirglielo?” domanda.

Allora. Ricapitoliamo. Pine è l’ex portiere che questa banda di trafficanti d’armi ha conosciuto per tre giorni in Svizzera. L’hanno miracolosamente ritrovato al ristorante sulla spiaggia, dov’è passato da chef a giustiziere della notte in due mosse. Si è scoperto che è un’omicida e un trafficante di droga col cuore d’oro, dato che salva i ragazzini rapiti. A suo favore, oltre la fedina penale sporca e l’essere bellissimo, c’è solo che s’è fatto gonfiare come una zampogna dai rapitori di Danny. Ora, io non voglio dire che sarei sospettosa come Corky. Rimarrei pure io affascinata da quel figo di Pine, ovviamente, che credete. Però, di andargli a chiedere consigli su come gestire una questione così delicata come mettermi in mezzo a una storia d’amore, boh. Anche no. La moglie di Sandy, invece, dimostrando estrema intelligenza, glielo domanda davvero. “Pensi che dovrei dirglielo?” domanda dunque.

Jonathan aggrotta le sopracciglia. Gli occhioni passano dal blu-verde-grigio al grigio-verde-celeste. Ci pensa un po’ su, e poi, lapidario come l’Oracolo di Delfi, espone la sua teoria. Attenzione, signori lettori, perché in questo momento la nostra spia furba più di una volpe furba potrebbe davvero rivoluzionare gli assetti interni di Casa Roper. Dirà sì? Dirà no? Scuote la testa, riflette ancora. Poi, finalmente, si decide.

Non lo so,” ammette.

Non è dato sapere cosa sia scattato nella mente della consorte di Sandy, fatto sta che la risposta di Jonathan la convince a rivelare a Jed quale sia la vera natura dei traffici di Roper. Lei rimane basita. Proprio non c’era arrivata, povera stella, che tutti quei soldi che vedeva girare per casa venissero da traffici illeciti. “Ma come, non comprava trattori?”, “No Cicci, erano carrarmati che sparano a qualunque cosa si muova. Pure al coniglietto che sbuca nel prato.” Ma la menagrama d’una menagrama non si ferma qui: fa una piazzata spaventosa a Roper, al marito e a quella sgualdrina della baby sitter, che tenta anche di picchiare. Sandy, in un attimo di lucidità, piazza moglie, amante e figli su due taxi diretti a Honolulu o in Patagonia, non è dato sapere, ma la tragedia della tragedia ormai è capitata: Jed guarda Roper come fosse un ramarro.

Nel frattempo, tuttavia, erano successe anche altre cose di una certa rilevanza. L’Elfo Americano – perché ha le orecchie a punta che neanche Elrond, dichiara una volta di più il suo amore ad Angela Burr, sposata, incinta, annoiata e non proprio entusiasta di suo marito. Ma ormai il tuo treno è passato, ricorda la tostissima al compare, e l’Americano, nonostante la grana, prende un due di picche epocale.

The Night Manager

– The Night Manager _ Season 1, Episode 3- Photo Credit: Des Willie/AMC

La nostra volpe furba più di una volpe furba intanto, tra una partita di tennis e una festa, ha trovato anche il modo di guadagnarsi la pagnotta. Anziché rubare le caramelle al piccolo Danny gli frega direttamente l’I-phone con cui può messaggiarsi con Angela impedendo così all’Elfo di prodigarsi in altre goffe avances. Ma l’obiettivo primario resta sempre Roper, e Pine deve introdursi nel suo studio segreto. Come sarà, la tana di Sua Malvagità? Un bunker sotterraneo che fa molto 1945? Il rifugio di Skeletor, l’avversario di He Man?

he man

Il castello di Grayskull o la tana di Grayskull? Sono troppo giovane per ricordare

L’occasione per scoprirlo si verifica quando Corki e Jed vanno a fare una passeggiata su degli sciccosissimi cavalli bianchi. “A te Jed non ti ha invitato, pappapero!”ghigna quel mostro di simpatia di Corki.

Jonathan incassa benissimo. Fa una coccola al cavallo – si sa che il nostro eroe ha sempre avuto uno stretto rapporto con tali bestie, rimpiange mentalmente di non aver fatto mangiare a Corki anche il gulash andato a male quand’erano a Zermatt e li lascia andar via. È il momento di agire.

tom hiddleston

Captain Nicholls – e mica sempre Loki ci può stare!

Allora cosa fa quella volpe di Pine? S’intrufola in casa, armato di un vasetto di fiori di campo tristi – le margherite che crescono in pineta, le infila in un barattolo riciclato che nelle sue mani fatate diventa deliziosamente shabby chic e le porta in camera da letto di Roper e Jed. Che non è chiusa a chiave, ovvio. La bionda è disordinatissima, così tanto che nella stanza pare siano entrati i ladri. Pine si guarda attorno un minuto, e dove va a cercare la chiave che apre lo studio supersegreto di Richard Roper? Nel comodino di fianco al letto. Nemmeno il mio diario segreto tenuto ai tempi delle elementari era tenuto così male. Ma per rendere a Pine le cose più complicate, la chiave era stata secretata nel retro della confezione di pilloline blu di Sua Malvagità. Gli inconvenienti di scegliersi una morosa giovane. Fortuna becera, direte voi. E invece no. Jonathan non è andato a casaccio cercando nel posto più scontato, ha applicato la scienza. Perché è una volpe furba più di una volpe furba, e conosce il principio del rasoio di Occam: la soluzione più semplice è spesso la più probabile.

Ad ogni modo, Pine prende la chiave, si avvicina allo sgabuzzino e apre la porta allarmata. Scatta una sirena che fa un casino incredibile, ma Pine, fregandosene, entra nello studio supersegreto. Vabbè, direte voi, adesso arrivano Frisky e l’altro idiota, correrà Corki, arriveranno gli aerei, bombarderanno casa, Roper sarà avvisato tramite cellulare, scatteranno trappole terrificanti come quelle di Indiana Jones e il Tempio Maledetto. No. Non succede assolutamente nulla. Pine cammina tranquillamente fino alla scrivania di Roper, guarda i libri messi lì per bellezza – tra l’altro, banalità assassina: un libro su Churchill e uno su Stalingrado, osserva la vestaglia e i guantoni personalizzati, le statuine di soldatini ben disposte, e poi, sempre tranquillo come fosse a casa sua, apre il cassetto. Che non è chiuso a chiave, figuratevi. Prende i documenti contenti accordi supersegreti, li fotografa e li spedisce ad Angela. Quindi pone una particolare attenzione da spia nel riporre i fogli alla medesima maniera ma, ad un tratto, qualcosa sulla scrivania cattura la sua attenzione. Un capello. Biondo. O una crine di cavallo. No, è più probabile che sia un capello di Jed, crespissimo tra l’altro – usa il balsamo, ragazza mia. Pine lo prende in mano, poi esce tranquillamente dalla stanza – il tutto mentre suonava l’allarme e nessuno pareva fregarsene particolarmente. Un nanosecondo dopo aver chiuso la porta allarmata che smette di suonare, Jed rientra di corsa in casa. Indossa una camicia bianca a maniche lunghe, sciccosissimi guanti di pelle nera, jeans e gli immancabili stivali da cavallerizza, che fanno più rumore dell’antifurto. Pine la sente arrivare, ovviamente, e che fa? Si nasconde dietro la tenda? Nell’armadio? sotto al letto? Si finge una statua? Macché. Jed apre la porta e trova Pine che sistema il vasetto con le margherite.

“Ma te che ci fai qui?” domanda sbattendo le ciglia e immaginandosi tutto un film dove lei e quel figo di Pine fuggono insieme verso il tramonto.

“Ehm, io sai… ho raccolto questi fiori,” nicchia lui. Proprio non ce l’ha la battuta pronta il nostro eroe, che dobbiamo farci.

“Perché non li hai dati alle ragazze?” domanda lei fissandolo seria. “Mi devo cambiare,” aggiunge poi. Potrebbe essere un debolissimo tentativo di cacciare dalla stanza Pine? Macché.

Jonathan Pine

Sguardo Ammazzacicala modalità “on”

“Chiudi la porta,” dice quel figo fissandola con lo sguardo Ammazza Cicala. Jed serra le labbra, batte le ciglia. E obbedisce, senza farselo ripetere due volte: che credevate, mica è matta che lascia uscire così Jonathan Pine che, ricordiamolo per chi fosse stato colto da amnesia durante la lettura di questo post, è interpretato da quel figo di Tom Hiddleston. Anzi, casomai scappasse si appoggia alla porta.

“Tu non puoi stare qui,” dice lei sbattendo gli occhioni e fissandolo allibita. “È la nostra camera.” Non c’è niente da fare, proprio non le passa nemmeno per l’anticamera del cervello che Pine, losco figuro palesatosi improvvisamente dentro un ristorante, dal passato macchiato – neanche questo sa, Jed? – si possa essere messo a frugare nella stanza dello schifosamente ricco Roper per, che ne so, rubare. Jonathan è troppo figo per fare una cosa così miserabile, no: se è entrato nella stanza da letto di Sua Malvagità e Jed è certamente per andare a letto con lei.

Pine si avvicina, Jed trattiene il respiro; l’attrazione è palpabile, ma ecco che dalle belle mani della nostra spia preferita spunta fuori un capello crespo come pochi.

“Che cos’è?” boccheggia Jed, che vorrebbe una sola cosa e non è quella che Jonathan sta facendo.

“L’ho trovato sulla sua scrivania. Hai frugato tra le sue carte. Ecco, devo pensare a tutto io! Ma dimmi te che casino succedeva se, entrando nel suo studio segreto, Roper trovava un tuo capello. Vedi? Rimbambita!” dice la nostra volpe furba rigirandosi la frittata.

Jed continua a fissarlo incapace di dire o fare qualcosa di senso compiuto che non sia perdersi nei begli occhioni blu-verdi-grigi di Pine, ma i due piccioncini vengono interrotti da quell’insopportabile nano guastafeste di Corky.

“Angelo mio,” trilla giocondo, “ma quanto ci metti?”

“Non deve vederti qui,” esclama Jed strabuzzando gli occhi e recuperando improvvisamente l’uso della parola e del cervello. Spinge via Jonathan in mezzo a quel disastro di stanza dove pare che sia esplosa per errore una delle granate di Roper, tanto casino c’è, ma la nostra volpe furba, che ormai mastica i manuali della perfetta spia con tempestiva perizia, suggerisce una strategia infallibile. “Mandalo via!” esclama.

Corky, facendo più rumore di una banda di majorette, apre – sempre senza bussare, ovviamente, in questa casa proprio non si usa – la porta della stanza di Jed. “Sei vestita?” domanda come se fosse un problema, cosa che, difatti, non è perché Jed si catapulta fuori dalla camera con la camicia slacciata e il reggiseno di pizzo nero in bella vista – siamo certi che Pine avrà apprezzato, e corre via. Ma a Corky qualcosa puzza. Anzi, non è puzza, è odore di maschio alfa. L’ometto guardingo si affaccia oltre lo stipite della porta, con le sopracciglia corrucciate. Sì, non c’è dubbio, c’è proprio l’odore di un giovane maschio alfa, in quella stanza ma, in mezzo a tutto quel disordine, Corky non riuscirebbe a trovare nemmeno un elefante, quindi se ne va.

A questo punto, la scena si sposta su Randall e Roper che fanno l’aperitivo assieme. Dato che Randall di Outlander non ce l’aveva raccontata giusta da quando ci aveva mostrato la faccia, non è una sorpresa che i due cattivi si incontrino e parlino. La giubba rossa rivela a Sua Malvagità dell’operazione messa su dall’Elfo e da Angela per incastrarlo. L’unico tassello che manca ad entrambi, dato che sul libro paga di Angela risulta come stagista non retribuito, è la presenza del nostro eroe, per fortuna.

A peggiorare la giornata di Richard Roper ci si mette pure la stanga. Per colpa della menagrama d’una menagrama difatti, Jed si è arrabbiata con lui. L’inizio della telefonata non ci viene mostrata, ma non c’è alcun dubbio su come sia iniziata. Sua Malvagità ha chiamato la morosa e le ha chiesto come stesse, poi, sentendola strana, ha fatto la domanda sbagliata.

“Che hai?” lo sfortunato chiede.

Niente,” mormora Jed. È l’inizio dell’apocalisse. “Tu non mi dici la verità, mi nascondi le cose,” piagnucola lei.

“Senti chi parla, tu hai un figlio, e te lo speso io. Capito che becco, che sono? A mia insaputa cresco il figlio di un altro,” dice, più per muovere a pietà l’intercettatore che Jed. La bionda, però, a Roper piace. Pure se ha un marmocchio parcheggiato chissà dove. Così prova a recuperare la telefonata. “Allora, com’è andata la giornata?” domanda conciliante. Jed, che l’ha presa sportiva, gli attacca il telefono in faccia.

Nello stesso momento, Jonathan mette a segno finalmente un punto che gli varrà la spillatrice in omaggio nel suo prossimo ufficio: invia ad Angela le foto dei documenti super segreti di Roper. Somma gioia! Sommo gaudio.

Ma le sorprese non finiscono qui. Sua malvagità torna dal suo breve viaggio d’affari. Corki e Jonathan sono nel giardino. Il Colonnello (che in realtà è maggiore, ma questo nulla cambia ai fini della storia), attende Richard speranzoso come un labrador affamato; Pine, invece, si palesa con felina e apparentemente disinteressata eleganza. “Sono tornati?” domanda girandogli attorno.

Oh, Loki

Felina eleganza chiama Loki. Statece.

“Dovrebbero,” soffia l’hobbit fissando il portone d’ingresso. Dopo venti secondi che gli paiono interminabili, finalmente Frisky appare come una visione benigna. “Il capo vuole vederti,” dice fissando i due uomini.

Corki fa per muoversi, ma la murena lo blocca. “Scherzone! Non tu, lui,” dice indicando Jonathan. La delusione e l’interdizione, negli occhi del Colonnello/Maggiore quel che è quasi ci fa compassione. Tale e tanto è il dispiacere per questa improvvisa perdita di privilegi, che l’ometto, sempre prodigo di battute salaci, se ne sta zitto a fissare attonito il compiaciuto Pine, che gli sfila davanti come il gatto siamese cui è concesso il privilegio di salire sul divano. Ma attenzione, Lettore. Ricordati che Corki sta a Roper come Ghigno sta a Malefix, e quel figo di Pine deve stare all’erta.

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Roper e Corki

La nostra volpe furba, ad ogni modo, non può fare altro che seguire Frisky nello studio di Sua Malvagità – quello di rappresentanza, non il bunker inaccessibile ribattezzato fortezza in cui persino Jed è entrata.

Roper lo attende seduto alla scrivania, Sandy, che senza moglie e amante al seguito è rinato, su una sedia accanto. “Ti ho portato un regalino, Pucci” esordisce il malvagissimo tirando fuori un passaporto neozelandese un po’ consunto.

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Roper alla scrivania

Pine lo fissa estasiato. Lo apre, e nota che dentro ci sono diversi visti.

“Non mi fido di chi ha un passaporto nuovo. È come con i tassisti del terzo mondo: li preferisco vecchi, perché è gente che sa sopravvivere peggio di Rambo,” spiega.

“I visti sono tutti veri,” aggiunge Sandy soddisfatto, “puoi rinnovarli quando ti pare, magari non qui, che proprio sicurissimo non è.”

Jonathan continua a rigirarsi tra le mani il passaporto, e l’occhio gli cade sul nome.

“Ora che ti ho adottato, ti ho dato un nuovo nome,” mormora commosso Sua Malvagità. “Sarai Abelardo Andrew Birch,” aggiunge estasiato.

Pine non è proprio soddisfatto dell’incoraggiante nome scelto, ma a caval donato non si guarda in bocca, si dice. Solo che Sandy gli leva immediatamente il giochino nuovo. “Questo è tuo solo se fai una cosa per noi,” spiega. “Ti regaliamo un’azienda,” dice Roper, “e tu ci farai da testa di legno.”

The Night Manager

Jonathan Pine legge il contratto

La nostra volpe furba finge stupore e sgomento mentre pensa al set di penne biro colorate di cui lo grazierà la Burr per questa trovata geniale. E dire che la sua massima aspirazione, lì da Roper, era fare il domestico! E invece no. Come Michael J. Fox in Il segreto del mio successo, le porte del business gli si sono spalancate davanti all’improvviso. Forte di questa consapevolezza, accetta immediatamente di firmare un contratto tirato rapidamente fuori dal cassetto di Roper. Per rendere più credibile la faccenda, quel figo di Jonathan si mette addirittura a leggerlo: che spia sopraffina! Che copertura stupefacente!

The Night Manager

Jonathan Pine fa il prezioso

“Per essere un’omicida in fuga sei parecchio choosy” commenta Sandy.

La lettura del contratto, in verità, è propedeutica per noi, che veniamo a conoscenza di un piccolo quanto insignificante dettaglio: la società cui il nostro eroe diventerà Mega direttore di facciata, prima apparteneva a quell’hobbit petulante di Corki. Che lo odia.

Roper, però, vuole che il nostro eroe firmi in fretta. “Sandy,” dice, “chiama il ragazzetto che taglia il prato, se è maggiorenne, così ci fa testimone, firma e non capisce una fava.” Certo, Sua Malvagità non bada troppo alle leggi sul lavoro minorile. Ciò a cui tiene, invece, è che il suo nuovo pupillo risulti credibile.

“Allenati a firmare Pucci. Abelardo Andrew Birch. B come Battello, I come Isola, R come zio Roper, C come Casa e H come Hotel. Da bravo, su,” l’incoraggia stiracchiandosi sulla poltrona in pelle di dipendente.

Pine sorride come uno scolaretto alla recita di Natale e si prodiga nella firma, ma il risultato non soddisfa il perfido Richard.

Fammela un po’ più maschia e virile, eh Pucci. Sei Abelardo Birch. Un gran figo, su” prosegue conciliante. Ed ecco che Pine si impegna e, dopo un paio di tentativi, questa firma bella virile e un po’ illeggibile fa mostra di sé sul foglio. Roper è soddisfatto, la nostra spia fighissima sorride come se avesse vinto il torneo di burraco del quartiere, Sandy torna con Pedro, Miguel o come vattelapesca si chiama quell’altro fesso del giardiniere, e Jonathan Pine lascia la sua nuova firma maschia e virile sul contratto.

Roper sta per piangere dalla gioia. “Benvenuto in famiglia, Pucci!” esclama soddisfatto. Il nostro eroe, per tutta risposta, gli regala un sorriso grato e cuccioloso.

 

Nelle prossime puntate: dove Jonathan Pine incanta tutti col savoir faire appreso dopo le lunghe maratone dei film con Michael J. Fox e segue Roper nei suoi loschi traffici, mentre la bella Jed tenta di concupirlo in tutti i modi possibili..

N.d. A.

Caro Lettore, di nuovo i miei più sentiti ringraziamenti per essere giunto fin qua. Il fatto che qualche anima pia possa trovare queste righe deliranti divertenti mi illumina d’immenso. Ringrazio come al solito – ma non è mai abbastanza, la Cicala Sara per il supporto morale, le letture in anteprima e per mandare avanti la baracca quando io mi impantano con quel figo di Pine e The Night Manager in particolare, soprattutto nella difficoltosa scelta delle anteprime, e ringrazio tutte coloro che hanno apprezzato e commentato in altre sedi questo fiume d’inchiostro virtuale. Grazie anche a quella fonte immensa di ispirazione in generale che è quel figo di Tom. E un abbraccio grande a Roby per la bella notizia, che illumina una giornataccia.

Claudia

2 Commenti

  1. Fede 18 Maggio 2016
    • Cicale Chic 18 Maggio 2016

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